lunedì 28 settembre 2009

Vietato sputare.

Peppermind: Hyper Maieutic Phone Center, sono Peppermind… ma dovrei essere io a telefonare, sia chiaro.

Darkmind: (il suono di una risata silenziosa, seguito da un silenzio che termina con

PM: … no.
Non tu!

DM: Niente è gratis.
Credevi di passarla liscia?

PM: Che vuoi?

DM: Lo scoprirai.
Quando sarà troppo tardi.
Per il momento, pensa.
Com’è che non ti girano le palle per la settimana della fottutissima moda, a Milano?

PM: … non ho mai criticato la-

DM: Sì, certo.
Lo so che “la moda” per te era l’ultimo servizio del telegiornale.
E basta.


PM
: Che c’entra.
Non mi ha mai interessato, ma l’ho sempre vista come una ricerca estetica.
Uno dei tanti modi dell’essere umano di scoprire di più.

DM: Dai che lo so.
Lo so che comprare una borsa che costa 2000 euro, per te, è come camminare coi tacchi a spillo sulla faccia di chi si siede di fianco all’entrata del supermercato, sperando nelle briciole.
Sei un illuso, o un buonista.
Perdi, comunque.
E non hai nemmeno le palle per rimanere fedele alla tua scelta, per quanto ridicola sia.

PM: Non è così.
Ho discusso con chi lavora nella moda.
So che quella borsa, li vale tutti, i 2000 euro.


DM
: Perché è un oggetto unico, vero?
Quasi un pezzo d’arte.
Bellezza.

PM: Sì.
Se uno può permettersela, e ne ama la bellezza, è legittimo che-

DM: Stronzate.
Te le racconti.
La bellezza non è in vendita.
Se proprio esiste.
Se non è solo
gestalt.
Nell’occhio di chi decide di vederla, e imporla come un valore oggettivo.
Come “moda”, da seguire o no.

PM: Ma chissenefrega.
Cos’è, cosa non è: la causa è ininfluente, il sintomo è ciò che conta.
Questa voglia di possedere qualcosa che sia ben fatto, funzionale e, perché no, bello.
Questo desiderio c’è, e tanto basta.

DM: Funzionale.
Qui sta il marcio.
Appiccichi il bello alla funzione, o viceversa?
Cos’è veramente questa ricerca di cui parli?
Questo tentativo di estrarre eleganza formale, senso, emozione, da un cazzo di contenitore per rossetti e fazzoletti di carta?
Qualcosa che veramente puoi vendere a un prezzo che è il doppio dello stipendio mensile del coglione qualsiasi?

PM: Non importa il prezzo.
È necessario che sia possibile, e continui a esserlo, possedere qualcosa che non sia solo utile, ma “altro”.
Ci distingue come esseri non-solo-viventi, forse ci potrà fare finalmente evolvere, un giorno.

DM: … oppure crepare.

PM: … e figurati se non…
Rifiutare questo desiderio è un suicidio.
Mordere la mano che ci nutre, gettando sulla strada chi è appassionato, lavora i materiali, le idee, le rende design, lampi di genio.

DM: Possedere.
“Altro”.
Pensate ancora che sia normale associare i due concetti.
Naturale, magari.

Invece quell’arabo, nella metropolitana.
Ubriaco, preso male.
Che blaterava di “lavorare 100 ore al giorno”, di “schiavi, siamo schiavi”.
Tutti che facevano finta di niente, anche tu.
Eppure lo ascoltavi, ti prendeva dentro.
È lui il rifiuto di questo mondo?
Quello per cui
Bakunin si incazzava con Marx alla Comune?
Contronatura.
Arriva nella mecca della vita, del lavoro e della moda, e gli fa schifo, la insulta.
Sporca e deturpa ciò che dà vita a tutti i bravi proletari.

“Aveva ragione Garibaldi… Ussignùr, fai morir tutti i terùn”.
L’ha detto lui stesso, mentre scendeva dal vagone.
Amaro, sconfitto.
Il prezzo di una borsa, il prezzo della felicità.

Io sono come lui.
Ci sputo nel vostro piatto.
Questo è l’unico diritto che rimane.

PM: … non…

DM
: Va’ a dormire, va’.

PM: Sì, anche tu.

DM: Io non dormo mai.
Attendo.

SE TELEFONANDO IO POTESSI CAPIRE, NON TELEFONEREI…

venerdì 25 settembre 2009

Ma chi è quel rauco?

Se vi punge fregola di sentire Vocalmind, esso (io) legge (leggo):

Gatta dentro

di Fatacarabina

ovviamente solo su

Collettivovoci.

Se invece vi punge chissenefregola, va bene istess, eh?

giovedì 24 settembre 2009

Fase analogica.

Cambio solo i nomi di locali e paesi, per il resto riporto integralmente la mail:

Ciao
verso metà ottobre aprirà il Tohilluis a Vacheserio Briansa; va predisposta l'installazione dei 2 router
e della telefonia IP (come apparati montiamo cio' che era stato smopntato a Chiappesudate Briansa 2).

Nel router voce prevedere un accesso ANAL_ogico xchè non c'è la ISDN voice.

Ciao


Anal… ma che è, vogliamo fare i simpaticoni?
Del tipo che mangiamo nello stesso piatto, balliamo gli stessi tanghi, spolveriamo i comodini indossando gli stessi tanga?

A parte che sei noiosamente volgare:

- Pensi di essere divertente?
- Divertente come?
- Come un pagliaccio?

MA CHI CEPPA TI CONOSCE?

Ftu.
Ftu.
Ftu.
Cling, cling, cling.

Io buono.
Tu cattivo.
Ho detto.

lunedì 21 settembre 2009

Vita percepta


Entro nella casa a ringhiera.
Nel vialetto ci sono due pompieri, là in fondo.
Prima un’ambulanza.
Passo di fianco all'ambulanza, oltrepasso anche i pompieri, mi avvicino al posto bicicletta.
Di colpo sento odore di merda, di formaggio passato e di acqua di colonia dolce.
Solido, una rasoiata.
Mi volto verso la finestra, solo un attimo.
Proseguo, metto la bici nel suo posto, la lego con la catena.
Riattraverso il cortile.
Ancora: odore di merda, formaggio, colonia.
Poi niente.

Guardo l’imbianchino che mi sistema il soffitto.
Perdeva la tubatura di quelli di sopra.
In cima alla scala mi dice: si è impiccato.
Era lì da chissà quanti giorni.

Parlo con la signora, quella gentile, che si ferma sempre a salutare la gatta.
Ora ci sono anche due poliziotti, ridono, parlando tra loro.
Con le braccia conserte mi dice: era solo, divorziato.
Aveva perso il lavoro.
È dura vivere così a cinquant’anni.
Sbircio verso quella finestra.
Mi ricordo quell’odore freddo, di merda, formaggio… acqua di colonia.
Vedo una parete piena di libri.
Poi torno a guardare la signora.
Il sole ridente le disegna un viso allegro, mentre parla senza sorridere.

Esco di casa.
Attraverso il cortile per andare a prendere la bici.
Passo ancora davanti alla finestra.
L’odore.
Poi niente.
Slego la bici, la conduco a mano.
Finestra, l’odore.
Poi giro l’angolo, nel vialetto.
Passo davanti alla porta d’entrata.
Quella porta.
C’è un vaso di fiori, sul tappetino.
Mi fermo.
Lo guardo.
Risalgo con lo sguardo alla porta.
Poi ancora il vaso.

L'ombra è buia, lì.

Un vaso di fiori.
Non c’era, ieri.

sabato 19 settembre 2009

Ermetica mente: Vizionario.

La signora al telefono sbaglia.
Crea uno
storpionimo, dice “meno di niente”, ma vuole dire “meglio di niente”.

Meno di niente = peggio di niente
peggio di niente = qualcosa
qualcosa = meglio di niente
ergo
meno di niente = meglio di niente

La signora al telefono non sbaglia.

Corollario 1:
Se sbagli, non sbagli.

Corollario 2:
Wittgenstein chi?

Corollario Darkmind:
Sto zitto, così sbaglio di sicuro.
E tu soffri.

venerdì 18 settembre 2009

Penso di meno, quindi Z

I modi di dire si possono benissimo travisare, capita, anche perché spesso non hanno origini ben chiare (tipo: rimanere al palo… qua’ palo?).

Però, cacchiarola, pensare a cosa si sta dicendo… per sapere quello che si sta dicendo, non piace eh?


Bruce Banner
: No, signora… purtroppo non posso recuperarle i fax persi.
Guardi, al limite posso spedirle una lista di chi li aveva inviati...

Cliente: Oh, grazieee!
Mi farebbe veramente un favore!
Con quelli sarebbe comunque meno di niente!

MENO di niente?
Che fa?
Mi concretizza tutto un insieme di numeri teorici?

- di 0 = -x?

Non fai così, dai, signora!
Non sMENOisca il mio lavoro così, dai!

SE TELEFONANDO IO POTESSI FARE MENO DI NIENTE, LO FAREI DI MENO…

giovedì 17 settembre 2009

Helpella 2000! Mi ufficios es tu ufficios!

Milano, 17 Settembre.

Tempo di cambiamenti nella ridente fabbrichètta della Internettoes!
Non è primavera, no, ma è come se lo fosse sempre, in quel luogo di delizia e subornazione!

Dopo anni passati in un ufficio malconcio e degradato che manco la periferia di Grattate Brianza, il che suscitava reazioni le più disparate:

"Ma cos'è questo puzzo lancinante?
Hanno sepellito qui il Sistemista Scomparso*?"

"No, ma bella questa moquette... cos’è, pelle di cane marcio?"

"Aspetti, sciur client... prendo gommapane e muro e mi segno il suo recapito telefonico."

Dopo anni di finestre spalancate di mattina presto, 54 gradi sottozero, per arieggiare l'atmosfera irrespirabile prodotta dagli acari che galoppavano felici per l'ufficio, cavalcati da acari mannari, evoluzione degli stessi, è arrivato il giorno della dichiarazione ufficiale di Emma Frost!

"Ragazzi: buone notizie!
(OMMIODDIO! NO! Che succede adesso? Io non ho fatto niente! SINDACATI A ME!)
Riverniciamo e vi mettiamo il parquet!
(Ahhh, ecco… e chissen-)
E facciamo prima il vostro ufficio, avete visto?
Non venite a dirmi che non penso mai a voi!"

Emma (40 anni, tipo), capa delle risorse umane, nota per la sua freddezza calcolatrice che l’ha portata a scalare i vertici, è considerata scarsamente affidabile nelle sue esternazioni di affetto, nonché oggetto di sussurri che la vogliono l’esecutrice materiale dietro al mistero del Sistemista Scomparso.

Quindi, tra sbuffi e mavaffa più o meno chiari, via!
Tutto l’helpdesk a spostare computer e ambaradan vari, per fare spazio, tra un cristo e l'altro, agli imbianchini.

E il lunedì dopo… meraviglia delle meraviglie: ecco a voi una splendida cameretta dell'ikea al posto del tugurio delle Ande!

Bruce Banner, a lavori ultimati, avrebbe dichiarato: sì, bravi, sai che c'è… un aumento, invece quando ce lo date?

Di lì a poco è iniziata anche la processione: colleghe, colleghi, capi, giovin e meno, curiosoni che si affacciano all'uscio rimodernato.

“Eh, ma che carrrrino!”
“Eh, ora sì che è un ufficio!”
"Eh, ma che bello adesso!"

"Eh, ma quanto non ci cambia una sega, adesso...", pare si sia sentito mormorare alla comparsa del ficcanaso numero 15.

Insomma, colpo di scena finale, compare nuovamente Emma, accompagnata dal viso gaudente e prono di Mr Fantastic:

"Ragazzi, buone notizie:
(NOOOOOOOHHHH! ANCORA? Timore! Sospetto! Angoscia!)
Vi cambiamo di ufficio!
(OK… tutto a posto, un’inculata nella norma)
Vi mettiamo in un altro più grande!
Qui ci mettiamo quelli di amministrazione, voi andate in quello degli sviluppatori."

Fonte non meglio precisata avrebbe dichiarato: ah, ecco perché, cito, “facciamo prima il vostro ufficio, avete visto?”
Perché non era nostro già da un pezzo.

E allora via!
Spostare computer e ambarad... oh, l’ho già detto?
Sì, ma l’hanno anche già fatto, non più di una settimana fa, fredda cronaca alla mano!
Con l'aggiunta, però, di altre inenarrabili gioiose task!
Una ricablatura totale, lo spostamento di macchine, server, porte hub, prova a telefonare, mi senti?, com'è che non gira il sistema qui?, prova di qui, no prova di là:

Mr Fantastic: Ah... ecco perché non va, è colpa della porta, non funziona.

Impossible: A volte non è colpa delle porte, ma dei portieri.

Affermazione, quest'ultima, dal vago sentore di saggezze d'altri tempi (seguita da un quarto d'ora di silenzio di severa riprovazione), ma pronunciata con un timbro di voce profondo e pastoso quanto una paperella di plastica in balia delle onde della vasca, con epilogo di risatina glabra.
Ebbene sì: era una battuta del nostro Impossible!
Almeno, così afferma lui.

Quindi tutti scontenti, Emma crudelmente sfavillante, si inizia il nuovo anno lavorativo!

Sì, ma gli sviluppatori dove li hanno messi?

Non volete veramente saperlo... fidatevi.
OK, qualche suggerimento: qual è quella zona dell’edificio, sprovvista di canaline per cavi computer, in cui aggira una
giovin donna in accappatoio, al suon di musiche liriche?

Saluti, e al prossimo dossier!

Peppe Mentali

*Sul mistero del Sistemista Scomparso, cercherà di fare luce la trasmissione Quarkettoes: non mancate!

lunedì 14 settembre 2009

Se non parli, ti ascolto.

Caro Pepper,
sono costretto a scriverti perché hanno interrotto ogni sorta di telecomunicazione.
O forse le hanno interrotte solo ad alcuni.
Non lo so.
A quanto pare neanche il telefono dice la verità, per il Grande Generale dell’esercito d’occupazione.
Ieri diceva che la carta stampata deforma la verità.
Solo la televisione non cambia le parole.
Oggi è il telefono, allora, a fare il cattivo, e quindi ZAC.

Ma almeno così sarai contento: una lettera per te!
Vi ho sentiti, te e Rachel, che ricordavate i tempi in cui si aspettavano le lettere.
Lettere scritte a mano.
Immagini riflesse di chi scriveva, si sbirciava nello specchio di Lacan, e poi copiava quel che vedeva, lo imbustava, e lo spediva.
E tutti lì ad aspettare, chissà se mi ha scritto, chissà quando arriva, chissà se mi ama ancora, chissà se riesco a vederla di nuovo.
Avvicinarsi alla buca delle lettere con quel tepore delle belle sorprese.
Chissà.

Adesso mi trovo sullo spiovente di una casa.
È tardi, sono le quattro di notte.
Hanno spento anche i fari della contraerea.
La mia macchina da scrivere è tra le mie gambe.
Sì, puoi anche coglierci un’allusione sessuale, non me la prendo.
Le mie dita, il medio e l’indice destro, e l’indice sinistro, cercano di trovare la passata agilità, ma faticano ancora.
Di fronte a me una rete fitta e scura, stesa sul mare mosso di questi tetti, lascia traspirare qualche luce.
Sembrerebbe tutto quieto.

Ma da una finestra, laggiù, arrivano risate, discorsi, in una lingua che non conosco.
Arabo, mi sembra.
Ma non ci giurerei.
Poi si aggiungono altre voci, stanche, innervosite.
La lingua la riconosco, questa volta: è italiano.
Cercano di zittire quelle voci allegre e rumorose, che è tardi, di fare silenzio.

Ma non succede niente: quelle continuano a borbottare e a esplodere in risate, frasi esclamate ad alta voce.
Allora altre voci italiane si aggiungono.
Ma è come se rimbalzassero su una cortina di indifferenza.
Forse quella stessa che ogni immigrato deve tessere, per sopravvivere all’insofferenza del milanese.
Non sento, non esisti, e prenditela con l'albero zen, o la "cosa" husserliana, o che ne so, c'è ampia scelta, vedi tu.
O forse sono maleducati, come pensano quasi tutti.
Sai che c’è: anche io sono maleducato, no big deal.

Poi una di quelle voci si concretizza in una signora, che passo passo si avvicina.
Una voce giovane, dal cortile si affaccia all'interno della casa da dove proviene il trambusto.

“Ma insomma, la piantiamo?
È tardi, dai!
Non si riesce a riposare!
Su un po’… eh?
Per favore!”

E le voci si placano.
Si abbassano.
Quasi non le sento più.

E la giovane signora… non ha usato gli aggettivi che ormai do per scontati.
Fa strano non sentire le solite “non siamo mica al vostro paese”, oppure “qui c’è gente che deve lavorare”, e altre allusioni al fatto che noi siamo quelli buoni, voi vi sopportiamo, ma se sgarrate, peggio per voi.
Strano.
Dissonante.
Forse è per quello, per quel suono disarmonico, di un’armonia ormai dimenticata, quel “non detto” che dice tanto, che il muro delle chiacchiere di questi caciaroni notturni è stato scalfito.

Si è tramutato in qualcosa di soffice.
Ha ondeggiato nella brezza notturna.
Con gentilezza.
E si è assopito.

Torno dentro anche io.
Prima che qualche sentinella zelante alzi lo sguardo e mi veda.
Ne dubito.
Ma non si sa mai.

Mai tuo
Ghost Mind
Territori Occupati.


Fatacarabina legge Se non parli, ti ascolto su Collettivovoci

giovedì 10 settembre 2009

Trailer Helpella 2000 (lingua padana)

La dolce simpatia degli operatur del'helpdesk alle prese con il picul brut e catif client brianseu.
SOTTOTITOLI:
La dolce simpatia degli operatori dell'helpdesk alle prese con il piccolo, brutto e cattivo, cliente brianSolo.
(Immagine di Bruce Banner che, ridendo sguaiatamente, sopracciglio satanico, mette in una mola il telefono voip che emana le ultime stridule grida di un cliente)

HELPELLA 2000!

L'amore, la passiùn, la dedissiùn per il toh laùr.
SOTTOTITOLI: L'amore, la passione, la dedizione per il proprio lavoro.
(Immagine di Peppermind che si addormenta, poi si risveglia di botto, si addormenta, poi si ririsveglia di botto, occhio bovino, bavetta incorporata, di fronte a una schermata di millemila ADSL lampeggianti, guasto nucleare mondiale)
HELPELLA 2000!

L'ironia, la simp... ah, no, l'u giamò dì, il... l'umorismo, ecoh, toh, varda, di questi eroici difensur dela sicurèssa e stabilità dela padaahnia... informatica.
SOTTOTITOLI: L'ironia, la simp... ah, no, l'ho già detto, il... l'umorismo, ecco, toh, guarda, di questi eroici difensori della sicurezza e stabilità della padania... informatica.

(Padania Informatica, però, l'è minga mal... quasi quasi al dissi al Bossi, quel so' fieu gnurant, podess che una fabrichètta... ghela fà, cola fabrichètta in tucc bun...)
SOTTOTITOLI: (Padania Informatica, però, non è mica male... quasi quasi lo dico a Bossi, quell'ignorante di suo figlio, può essere che con una fabbrichetta... ce la fa, che con la fabbrichetta son capaci tutti...)
Sel disevi?
SOTTOTITOLI: Dicevo?
Ah sì... che sunti spiritus...
SOTTOTITOLI: Ah sì... che sono spiritosi
(Immagine di Impossible che si avvicina, bo-bom bo-bom, a Alex con sorrisetto foriero di tempesta)

Impossible: Eccoti il sale.

Alex: ... oh, grazie...

Impossible: Attenzione che è sale iodato.
(Violini di attesa, vrvrvrvrvrrrrummmm?)
Io dato, poi tu me lo ridai.
(Rullata di tamburi e piatti a chiudere, tara tara tara tara tara TSCHHHHH!)

HELPELLA 2000!

Tutto questo e molto altro ammò, a:
SOTTOTITOLI: Tutto questo e molto altro ancora, a:

HELPELLA 2000.

Non mancate, colpi di scena, dramma, quant'u pianch!, e tante, tante, risate, ma quant'u anca ritt!
SOTTOTITOLI: Non mancate, colpi di scena, dramma, quanto ho pianto!, e tante, tante, risate, ma quanto ho riso anche!

HELPELLA 2000, tra poco: sui vostri monitor.


Padani, monitor padani, ovvio.

domenica 6 settembre 2009

Agosto selvatico.

Una lampada pende dal soffitto.
Le dò un colpo, una nube di particole brillanti galleggia al rallentatore, mentre inizia a dondolare.
Svuonn, suiff, svuonn, suiff, proietta una luce afosa, e poi lascia al buio, poi ancora luce, e ancora buio.

E va avanti così.
Luce e buio, è sempre così.

Svuonn.

Suiff.

Svuonn.

Steso sul divano, il mal di testa, sbircio il rettangolo di case arse nel biancore feroce, fronde d’alberi, passo le dita sulle palpebre sudate e fredde:

la mia finestra sul cortile di un altro condominio.

Suiff.

Ho il viso azzurrino, stanco, occhiaie, si sente solo il ticchettare della tastiera, nella notte densa, mi fermo, mi gratto la barba:

la gatta mi guarda, seduta sul letto.

Svuonn.

Sul grande viale senza alberi, non ci sono auto, non ci sono negozi aperti, non ci sono persone davanti alle vetrine, non ci sono pozzanghere, rumore, carta mossa dal vento, niente, ci sono solo io:

fisso lo scolo nero, secco, del marciapiede.
Mozziconi di sigaretta e brandelli di foglie.
Ecco dov'erano.

Suiff.

Apro appena gli occhi, non so che ore sono, panico, devo andare in ufficio, no, è buio, no, sono steso sul divano, no, sono svenuto dal sonno, sì ho messo la sveglia, posso tornare a svenire fino a domani mattina:

una mano affonda le dita nel lenzuolo caldo.
Toh.
È la mia.

Svuonn.

La stazione di Cadorna è quasi deserta, secchiate di luce solare corrono sui pavimenti, guardo una ragazza in pantaloncini, le cosce abbronzate e cicciotte:

il tabaccaio è aperto, compro una stecca di Gauloise.
Rosse.
Hasta siempre.

Suiff.

Di spalle alla finestra, seduto sul letto, un po' d'aria spremuta dalla notte, la gatta stesa sull'altra finestra, in fondo alla mia visuale, dorme, mi alzo:

devo cambiare le doghe, queste dell'Ikea fanno schifo.

Svuonn.

Pedalo nel tepore mattutino, tra poco esploderà l'inferno solare, vado in bici in ufficio, nessuna macchina posteggiata, pochissime in giro, prendo sensi contrari, cerco le ombre, cerco qualche compagno di pedalata con lo sguardo, di solito ce ne sono, ma non ce n'è:

il parcheggio di Pagano, asfalto bianco, scorre via dalle mie ruote.

Suiff.

Dovrei lavorare, ma rimango con la mano sulla porta del frigorifero, la tengo aperta, ci guardo dentro, mancano l'insalata e i pomodori, chissà se domani sono aperti, devo fare la barba, è una settimana che non la faccio, mi dà fastidio:

il frigo si chiude, plonffft, soffia uno sbuffo gelido.

Svuonn.

In mezzo alla piazza del parchetto, alzo le braccia, distendendole, formo una Y, chiudo gli occhi, e giro lentamente su me stesso, una danza al ritmo del sole che toglie respiro, pelle, ragione:

a bocca chiusa, canto per lasciarlo entrare.

Suiff.

Toc.

Blocco la lampada, ascolto le voci in spagnolo, arabo, esco in cortile, alzo lo sguardo, qualche panno immigrato, steso, illuminato da cucine fioche, il cielo irregolare di profili di tetti e qualche nuvola azzurra, fumata segreta, spengo la lampada, mi siedo in mezzo al cortile, mi gratto la barba, è lunga di due settimane, dovrei farmi la barba, azzittisco me stesso:

guardo le piante che fuggono dai vasi di pietra.
Rialzo lo sguardo.
Guardo la notte.

Un grazie a Ossimorosa per l'idea.

mercoledì 2 settembre 2009

L'importanza di essere Honesto, Howardo, Scrapparoli.

Honest Scrap Award: Salve, sono il premio Honest Scrap Award e le telefono per comunicarle che la signorina eppifemili mi ha consegnato a lei in q-

Peppermind: Questa è una risposta registrata.
Non c’è nessuno in casa, e-

HSA: Ma no, ma no… non le devo vendere nulla.
Solo mi deve dire dire 10 cose ve-

Peppermind: Senta, signor Howard, linko il blog (divertentissimo) di eppifemili che spiega tutto, non lo ripeta via… che così poi in quel post c’è il link al mio blog e tornano qui, e poi qui c’è il link a quel post e tornano lì, e poi lì tornano qui, e avanti e indré e via così, io e eppi MOMpolizziamo il traffico internet fino a quando non metto un nuovo post.

HSA: Non mi chiamo Howard…

Peppermind: Oh, mi scusi signor Honesto, allora procederei con le risposte VERE.

HSA: Ma non mi chiamo neanche Honesto...

Peppermind: Signor Scrapparoli, lei è proprio un pedissequino, più equino, equindi: ometto (nel senso che non metto, non nel senso di picccolo uomo) le domande, che se no si fa lunga e noiosa, e VIA!

  1. Blu.
  2. Sinistra.
    Ehi, laggiù alla 9, come va?
    Mah, un po’ dura essere la risposta numero 2, ma che devi fare?
    Si tira avanti…
    Immagino!
    La 3 sta scalpitando, devo riattaccare, ciao!
  3. Sì, il pupazzo Fasoletto, il canguro Ildefonso e Giamboletti Fausto sono personaggi immaginari.
    Ma devi ammettere che acquistano tutto uno spessore realistico se accostati alle altre frequentazioni di Berlusconi!
  4. No, non credo che i 10 comandamenti fossero rivolti proprio a me, anche se usano la seconda persona singolare.
    Li hanno fatti così perché, già vogliono imporli a tutta l’umanità, no matter what, FIGURATI se li scrivevano con la seconda persona plurale!
    Guerre, pestilenze, e papi Ratzinger a manetta!
    Poi, probabilmente, sono stati scritti in inglese…
  5. La risposta che segue è falsa.
  6. La risposta precedente è falsa.
  7. Sì, le due risposte precedenti sono una forma del paradosso di Epimenide.
  8. No, le due risposte precedenti non sono una forma del paradosso di Epimenide.
  9. Sì, è una maledetta scusa per metterci un link barboso, e allora?
    Sono fatto così, ormai dovresti saperlo!
    Insomma, così così, mi hanno fatto innervosire… e come butta lassù alla 2?
    Già, qui tiremm innanz aspettando la 10, e così via, tutti i santi giorni… che noia!
    Ciao, ciao, vai, non ti trattengo!
  10. La stessa risposta 10 del gap.
    Ah, non l’ha scritta?
    Be’, se conti che ho affrontato profezie che mi davano morto entro tre mesi, malato di pancreatite, nervo vago e gotta, abbandonato dai genitori che mi rivelano che mi hanno trovato in una cesta davanti al macellaio, che la chiesa era troppo lontana, si erano rotti le palle e mi hanno mollato lì, abbandonato dal mio più grande amore, abbandonato dal mio più medio amore, e anche dal mio più piccolo, in rosso sparato, con la mafia bulgara alle mie calcagna che gli devo ancora i soldi del viaggio in Turchia, ed infine perseguitato dal fantasma del Pepper passato, presente, futuro e anche futuro anteriore, via, che non ci facciamo mancare niente… be’, questa catena posso anche interromperla qui, anche se Gmai vorrebbe tanto questo Howard, ma io niente, cor'e preta, niente scrapparola, e chiudo qui.
    Che tanto il premio non dice niente se si interrompe, no?
    Acqua fresca per uno che ha subito ogni sorta di menasfighe!
  11. Sì.
    Ops…
    Sbordato.