giovedì 16 giugno 2011

Le cose che preferisco.

Il pianista suona, suona sempre.

È lì che si sbatte, dita secche, sigarette, unghie sporche e cenere, l’avorio malato e i tasti, accordo e poi accordo, una pezza, un’altra pezza, un’altra e poi un’altra, ma che ci vuoi fare, solo tu puoi, allora fallo, rivolta un rivolto, ancora, non tornare, sali in tondo, scendi ma sembra che sali, ora piove, strade e bolle di fango, ma ci sei, prova una quarta, no, rispramia fiato, quarta aumentata, ehi, non tirare, stagli dietro, lei, è lei il campione, una settima più, ecco, va bene, mica tu, ma lei la stella, assisti, suona, insisti, suona sempre.
Sempre.

Il pianista è un animale cieco e le spalle scure, ma ti guarda e canti, corri, danzi il tuo assolo, lui pensa a suonare, suona sempre, come fa?, non guarda mai, quelle mani, mani calde, ruvide e fumo, non si sa mica quando fuma, non lo vedi mai, dietro le curve, negli androni dei palazzi vecchi, quei cortili di terra dura e polvere e di chi lo sa, tu no, tu puoi solo immaginare, senti che è lì che fa girare il carosello, lì dietro, non manca mai, ecco un buco, no l’ha chiuso, avrà fumato prima, ecco che impenna una melodia, no, senti?, ora dorme, l’avrà fumata, non guardavi, vedevi avanti, ecco, torna, tredicesima, torna, settima poi sus quarta, poi minore, settima più?, no, ecco è a casa, ma pedala, se ne va di nuovo?, sì, pedala, pedala sempre.

Il pianista è lì, se tu ti volti, è sempre lì.
Che suona.

My Favorite Things, John Coltrane.
Piano: MacCoy Tyner.