venerdì 26 agosto 2011

Circus.

Sono lì che faccio il pagliaccio.

Gesticolo, scherzo, scherzo e scherzo, fare finta d'esser sempre contenti.

Mi fa l'effetto di una corsa affannata, e poi cado, le gambe troppo molli, le scarpe troppo grandi, cazzo, che stanco che sono, voglia di marmellata di ciliege.

Rimango lì seduto per terra, le ginocchia sbucciate tra i buchi dei pantaloni, le mani livide, che male, il carrozzone che si allontana, fanculo, non lo raggiungo più ormai.

Respiro affannato di sudore, mi passo l'avambraccio sugli occhi, il cerone vien via a chiazze, un po' qui, un po' là.

Un disastro.

Cazzo che stanco che sono.

mercoledì 10 agosto 2011

No, ma continuate.

La festa era una di quelle tra amici.

Gli altri si conoscevano da tempo, mezze frasi e capivano tutto, vecchi scherzi tra di loro, ridevano.

Qualcuno chiamava qualcun altro dall’altra parte della casa, la musica, l’aria viziata, le parole, qualcuno beveva, qualcun altro fumava, erano tutti allegri.

Lui scambiò qualche battuta, una stretta di mano qui, una pacca sulla spalla là, fece finta.

Era bravo a fare finta.

Ancora qualche saluto a casaccio, la mano alzata, pian piano scivolò verso la porta.

Uscì che ancora stava sorridendo verso facce mai viste prima.

Chiuse la porta con cautela.

Nessuno se ne accorse.

Andò alla stazione e prese il treno.

Verso il primo mare che riuscì a incontrare.

Il mare, ah, il mare.

Nessuno si ricordò mai più di lui.