È tempo!
È tempo!
Forza! Infila quegli stivalacci di gomma verde, con la para, come si diceva quando eravamo piccoli e andavamo nei cortili pieni di sassi di fianco alle chiese, a giocare coi palloni di gomma che con un calcio forte tornavano quasi indietro tanto erano leggeri, consunti, volatili, e corrergli a dietro a stormi, che nei campi di calcio veri ci giocavano quelli grandi, con le magliette fighe, i pantaloncini, le scarpe coi chiodi e con tutto, mentre a noi solo suole col carrarmato e ginocchia sbucciate.
È tempo!
Forza! Coi pantaloni dentro gli stivali, quell’effetto da pescatore, e con la camicia a quadroni, le bretelle, i capelli lunghi e la barba imbiondita dai primi pomeriggi a picco, la pelle arrossata e l’occhio lucido, e via per viali e marciapiedi, che c’è il raccolto che aspetta!
Lo senti il profumo di merda e frutta, vento e caldo, che sale dai canali là in fondo, dietro i campi di grano, le risaie, i tombini i palazzi di vetro attraversati da larghi rasoi di tramonto, stop che scintillano nelle notti come la brace su cui poi griglieremo bistecche, salamelle e caciotte che diventano molli, e son calde, e son buone.
Lo senti quel cielo afoso d’azzurro, di terra morente, bacche spappolate da zoccoli di cavallo, piscio di cane messo a seccare su lamiere già sporche e centraline elettriche, falene bruciate dai neon marci di rosa, graffi di nubi nere nelle bocche arrossate, riflessi e pozzanghere.
È tempo!
È tempo!
Scendi a valle con me, seguimi in quest’orgia indaffarata di giorni più lunghi.
Vieni a coglier lampioni rotondi e maturi, a gettarli in carrelli da spesa, vasche in cemento e scavatrici.
Vieni a mieter parchimetri, paracarri, ringhiere e cartelli stradali, a riporli negli autobus, nelle betoniere, metropolitane e passanti, sui cavalcavia, tangenziali e tratte veloci veloci, così poi li portiamo allo stadio, alle rimesse, o nei sottoscala che sanno di polvere fresca, e lì li mettiamo ad attendere inverno.
Vieni a domare le auto, le moto, i camion, i treni e i trasporti speciali, cavalcando le bici spingiamoli a formar branco, a suon di bloster sui parabrezza, megafoni, gps e blue tooth, incitiamoli a correr lungo i navigli, in circolo nelle piazze, nei controviali alberati, e poi ancora più oltre, più giù, andiamo più giù, verso i recinti, le vacanze di mare, di sabbia, palette e secchielli, costumi, erezioni ed oli abbronzanti.
Perché lo senti che c’è rumore di sole.
È tempo, vieni, fai in fretta, che Giugno ci insegue!