
Peppermind: Giusto tu!
Mi devi spiegare una cosa.
CM: Prego…
P: Estremo centro.
CM: Thanks.
But no, thanks.
P: Di corsa, ma la domanda è questa: che ceppa significa?
Va bene, gioco di parole.
Estrema destra?
Male.
Estrema sinistra?
Malone!
Estremo centro?
Male?
Ma no, stupidone!
Il centro è quell’unica cosa che se gli appiccichi “estremo” diventa ancora meglio, mica come quei destra e sinistra lì, figata neh?
È il centro estremo, il centro perfetto!
CM: Sono tutto un brivido.
P: Per dire, ho capito il gioco di parole con ammiccamento a seguire.
Almeno, suppongo, che capace che gli do fin troppa fiducia a quelli, che manco ci avevano pensato, magari gli faceva solo bello negli orecchi il suono estremocentro contrapposto a destramoderata o sinistramoderata, o manco quello, valli a capire i pubblicitari dell’Unione Donne Caccaculo*, che no, non ci vado, vacci tu.
CM: Whatever.
P: Punto preso.
La vera assurdità è che: dai, cazzarolandia, che non esiste un centro in natura, soprattutto se perfetto, son cose che impari da bambino!
Quando che tu e il Michele fate a metà il kinder, che sua mamma non gli dà mai il cioccolato, por fieu, poi non sai mai quale metà dargli, che sei certo che hai spezzato la barretta nel suo centro perfetto, ma poi la maestra ti dice che ci sono gli atomi infiniti, hai voglia a trovare la metà dell’infinito, vallo a raccontare a Zenone, che con Achille e la Tartaruga ormai sono degli alcolizzati, che hanno affogato un po’ troppo i dispiaceri per la delusione che non ne venivano a capo.
E rimani lì con le due metà nelle mani, il centro perfetto che esiste solo in via teorica, e il Michele che aspetta solo che gli dai una qualsiasi delle due metà, e giù a darti dell’avido ciccione, lui vile et meschino, che sa che sei in preda a un culo di sacco e ne approfitta senza indugio.
CM: Già: non è possibile individuare fisicamente un centro perfetto, dividere in due metà esatte, in natura.
Solo in matematica.
In politica ancora peggio: in un mondo fatto di idee complesse, se proprio vogliamo essere buoni, è ancora più ostico dipingerne confini e pesi.
P: Appunto!
Che ci è preso?
Da quando la politica è diventata una fabbrica di simboli vuoti, come “il centro”, ma anche “l’onestà”, via, o “l’esproprio proletario”, contenitori da riempire a piacere?
CM: Da quando non è più un dialogo tra molti pari, ma tra pochi eletti verso tanti qualunque.
P: Anarchia.
CM: No, l’incontrario, oligarchia.
C’è chi comanda, anche nel decidere quando aprire il canale di comunicazione, e cosa dire e a chi.
Almeno qui dovrebbe esserci invece anarchia, democrazia dal basso verso il basso, orizzontale.
P: Quello dicevo: anarchia.
Nel senso che voglio l’anarchia.
CM: Buonanotte, eh?
P: … notte.
SE TELEFONANDO IO POTESSI DIRE ADDIO AL CENTRO, ANZI, CREPI L'AVARIZIA, AL SISTEMA DI RAPPRESENTANZA, IO LO FAREI!
*si ringrazia quella fedelissima audiensessa di Marlene per il suggerimento, varda te uno cosa deve fare per accontentare più donne a quasi-unisono, che robe...