domenica 1 agosto 2010

Giugno sempre.


Le camminate, andiamo a esplorare, sulle salite liguri, senti l’albicocca del contadino com’è buona, i piedi abbronzati negli zoccoli che fanno quel rumore di legno solo se sai come camminare, oggi il mare è blu vento, continuiamo che si arriva a Sanda e se vai più su c’è Sassello, è c’è fresco, quasi freddo, anche adesso, che c’è caldo, c’è l’erba, e le risate delle ragazze di Giugno.

Sei lì davanti al getto, calore e camicia sudata, e i tetti gialli di afa…

La casa buia che ha un odore d’estate, di nonni che non vanno mai al mare, di pavimenti passati con la lucidatrice prima di partire, di stomaco che si chiude, mangiamo solo cose fredde, poi dobbiamo ripartire, tornare sull’autostrada che sbuca dal monte e ti tuffi di già, aspetti l’uscita, il tunnel e quella curva che non finisce mai, e sbuchi in pineta, e ti aspettano tutti, la crocetta, il croccante, la focaccia e prosciutto, e fumare, e le chiacchiere degli amici di Giugno.

… i calzoni sbattono, quel soffio rovente, i capelli fradici e sole…

Il corpo bagnato, i cavalloni coi sassi, le grida di sfida, le cosce di donna che sanno di sale, il bagno vestiti, le piste di sabbia, le biglie, Bitossi e Boifava, le partite là al campo, di sotto i pilastri, il tifo delle ragazze, se segni o ti sbucci, e la sera hai un’aria da eroe, il gelato, le birre, le sbronze e il futuro degli occhi di Giugno.

… e sei fermo.
Di fronte a quel muro e a quel condizionatore.
Ustiona il tuo viso, sei fermo e lo fissi, schiaffeggia i vestiti pesanti, sporchi e stanchezza.
Chiudi le palpebre, che grande fatica, riapri, richiudi, riapri, fatica.
Quel torrente di vapore ti strappa, percuote, barcolli, le braccia cadenti, le gambe di pasta.
Guardi di lato, più giù, discesa di pareti, slavate di luce, di fumo, vapore, e alberi secchi, terrazze, poi piazze, poi viali e cabine di autobus di questa città.
Poi respiri, boccata bollente, e curvi, vai su… eccolo là, il tuo cielo di Giugno.

E lo sai.
Lo sai col sorriso di Giugno.
Dai le spalle a quell’aria incazzata che chissà quale ufficio ti sputa, ti ingolfa il colletto, la schiena e i tuoi passi.
Lo sai che Luglio poi arriva.
Ma per te sarà Giugno.

5 commenti:

nemoravi ha detto...

Ripenso a giugno quando la scuola finiva e ricominciava ad ottobre, ci si preparava a vivere al mare, ma anche la solitudine di chi, timido, ogni anno doveva riallacciare amicizie con 'gli amichetti' dell'estate. Ed erano belli gli odori nell'aria, ma c'era anche l'ansia di restare da soli, perché ogni volta non sapevi se il gruppo ti avrebbe riconosciuto... Era tutto diverso, più maliconico a volte, ma così intenso da togliere il fiato.

peppermind ha detto...

@VicKy: tra poco finisco il giro dei mesi, e chiudo la rubbbrica.
Tocca a te poi... :)

Giangidoe ha detto...

Questo lirismo estivo dal sapore nostalgico rende il tuo blog piacevole anche con l'afa e i tormentoni da Festivalbar (pace all'anima sua).

marlene ha detto...

Giugno se ci fai caso ha un nome sbagliato perchè quando lo pronunci sembra un mese che ti fa il broncio e invece ... Marlenworkinprogress

peppermind ha detto...

@Giangi: Grazie per il piacevole... vorrei evitare nostalgie, ma con Giugno è impossibile!

@Marlene: Vero, ci ha quel suono "ingrugno", e invece... attendo work...