mercoledì 15 aprile 2009

Diologo (take 2)


Dio: Io sono il Signore, tuo Dio.

Peppermind: Mi ha fatto pensare, quel salvadoregno.

Dio: Chi?
Quello che ti ha scaricato il letto dell’Ikea?

P.: Vedo che sai tutto, eh?
Vecchio testamento fino all'ultimo, proprio.
Sì, lui, mi scarica la roba, poi vede la laurea incorniciata, e attacca bottone:
-Sei dottore in filosofia, eh?
-Eh, sì, capita…
-Conosci Marx?
-Sì, certo.
(Un attimo di “in che film mi trovo”, che ormai quale fattorino ti cita Marx dopo averti guardato con invidia la laurea? Poi lui continua)
-Rivoluzionario!
-Marx sì… io no, vabbe’.
-(Ridacchia un poco) Avevo un professore in Salvador, che era marxista.
Un giorno mi chiede se credo in Dio. Poi mi dice “e dov’è? Qui?”, mi indica un tavolo. Poi una sedia. “Dov’è il tuo Dio?” Eh.

-Eh, gli faccio anche io.

Dio: Già: dove sono?
Domanda mal posta.

P.: Dici?
Anche io ho pensato “Hai capito che dimostrazione, il professore.”
Però poi… e che cacchio: ma non fanno TUTTI sempre così?
Una cosa esiste se la percepiamo, via, anche il più credulone nel fantasma della zia Pinuccia che infesta la cucina, se gli dici che credi nell’esistenza della papaia con le tette pensa che sei pazzo, perché: nessuno ne ha mai vista o palpata una.
Sarà grossolano, ma anche guadagnare dei soldi per campare lo è.

Dio: Si crede nell’esistenza di qualcosa anche senza averla mai percepita.
Basta che ci siano segni di questa esistenza.
Anche questo è qualcosa che tutti fanno.
Socrate, che tanto ammiri, chi l’ha mai visto o sentito?

P.: Segni verosimili, e dai.
Che segni verosimili ci sarebbero della tua esistenza?

Dio: C’è chi si fa bastare la bellezza della natura.

P.: Vallo a dire a quelli di L’Aquila.
No ma, bello il terremoto, così nature, eh?

Dio: Devi guardare al grande disegno.
A
Gaia.

P.: Posso anche guardarci, ma perché dovrei andare oltre?
Bella Gaia, ah, sì sì, figata.
E stop.
Se devo pensare che dietro a ogni cosa bella c’è l’opera di una qualche esistenza, mi tocca pensare che dietro anche a te, così perfetto, c’è qualche entità che ti ha creato.
Non ti conviene: torniamo a bomba, che ti abbiamo creato noi.
Circoli viziosi.
Invece: questo tavolo, questa sedia.
Questi sì che esistono, senza tante contorsioni.
Mica così scemo il professore marxista.

Dio: Ma tu vivi per contorcerti.

P.: Mi tengo in forma, grazie.

Dio: Ti tieni in forma, già.
Ma per cosa?

P.: Per menarti con le doghe
SULTAN LILLÅKER.
Quelle sì che provano la tua esistenza: c’erano un sacco di cristi, mentre le montavo.
Quelli che ho tirato.

Dio: Non mi hai riposto.

P.: Una volta tanto qualcuno non risponde a te.
Piace?

SE TELEFONANDO IO POTESSI DIRE A DIO…

15 commenti:

Anonimo ha detto...

non so perchè ma quando ti leggo penso a husserl e wittgenstein...
cacchio! eppure li avevo rimossi così bene!
gmai

marlene ha detto...

Quando ero piccola in chiesa il Don predicava sempre così: "Dio è in tutte le cose!" e allora mi guardavo intorno sgomenta pensando che se fosse stato veramente così azz! avrebbe sgamato tutte le mie marachelle! Oggi se qualcuno mi dice che Dio è in tutte le cose penso a Vodafone che "è tutta intorno a te" e mi gocciola la cistifellea...

cinas ha detto...

quel che mi perplime su Dio è che dicono sia onnipotente e buono assieme. e allora non capisco perchè ci sia il male.

peppermind ha detto...

@gmai: Mi spiace, che se li avevi rimossi ci avrai pure avuto le tue porche ragioni.
In effetti l'idea bruta di percezione che mi è balenata in mente ha radici nel pensiero di Husserl.
Mentre Wittgenstein, be', è sempre qui con me, anche se non risponde mai all'Hyper Maieutic Phone Center.
@Marlene: l'idea di un dio guardone mi aveva anche fatto preconizzare un grande fratello ante-litteram, con me protagonista e 'sto dio qui che riprendeva tutto.
Boring!
@cinas: eh, bel dilemma, per i credenti.
Gli telefonerò, una notte di queste... (Spinoza secondo me è quello che se l'è cavata meglio con il paradosso del dio maligno).

Anonimo ha detto...

bèh...16 anni con uno che non parlava d'altro ti significheranno lo sforzo che ho compiuto poi per rimuoverli no? per non parlare di heidegger! quello ancora mi torna un pò su...
:)
in effetti tu me lo ricordi (non heidegger, l'altro!)...ummm, sei sicuro di chiamarti peppermind?
:DD
gmai

asm ha detto...

Ma l'unicorno esiste solo perché lo pensiamo? Magari non su un piano fenomenico, ma su qualche altro del tipo noumeno...

Ma se l'unicorno esiste nel noumeno (che per definizione non ci è accessibile), che minchia ce ne facciamo? I cartoni animati per le femminucce dirai, sì, ma la domanda è: che ce ne facciamo del sapere che esiste? Non di cosa ce ne facciamo del nostro immaginarlo, è un po' diversa la cosa.

Ok, magari nel noumeno ci sono 200 ex miss mondo il cui scopo nella vita è darmela, magari esistono davvero. Ma io che minchia ci faccio? Sono inaccessibili, un po' come il cervello per Bruno Vespa...

A me pare che scienza e fallibilismo siano un ottimo modo per conoscere. Tutto il resto mi sa di ignoranza e voglia di comandare.

Riassumendo: qual'è la differenza tra dio e l'orso Yoghi? Se qualcuno sa rispondermi a questo, divento credente.

peppermind ha detto...

@gmai: Però poveri pensatori, epr colpa di 16 anni di "non sono affari miei", vengono relegati nel limbo...
Mi pare giusto!
La birra heidegger comunque non mi piace.
@asm: la differenza sul piano ontologico, intendi.
Perché se no basta dire che Dio ha un accento veneto.

Anonimo ha detto...

pepper...nessuna pietà per i poveri pensatori!
e nemmeno per quelli che pronunciano aidèggher anzichè àidegher.
:)

peppermind ha detto...

@gmai, ma queli che pronunsiano aideghher sono pensatori?
O beveno l'ainècchen?

(mi hai scombussolato la digitassione, osti)

harveyz ha detto...

dio, o gesù, sono stati dei giornalisti. hanno fatto cronaca.
poi, sai come succede: qualche volta si dà troppa fiducia ai tg.

comunque all'ikea dio c'è.

amelia

peppermind ha detto...

@harveyz: ... visione illuminante della faccenda *__*

harveyz ha detto...

è un po' che ci penso.
ai grandi equivoci, dico.
è per questo che non è facile parlarsi.

amelia

peppermind ha detto...

Be', come dice il saggio, i paradossi non sarebbero tali se usassimo un linguaggio differente.
E io deduco, impropriamente, il saggio non lo aveva fatto, che nel nostro linguaggio frasi chiare invece sarebbero paradossi nell'altro, quello dove i paradossi sono frasi chiare, ma anche no.
Non mi ricordo più cosa volevo dire, mi palpo una chiappa e ne godo (in un altro linguaggio vorrà dire sicuramente qualcosa di furbo).
p.s. il saggio è Wittgenstein

harveyz ha detto...

sarai stato troppo seduto.

amelia

peppermind ha detto...

Mi piace la prassi di harveyz, ma anche Prassitele.