venerdì 2 ottobre 2009

Sentiero di guerra.

L’infermiere dice che, sì, stanno mettendo a posto la stanza.
Poi possiamo entrare.
Cerco di lavarmi le mani, ma non c’è sapone.
Torno lì, allora.
Mi metto quei soprascarpe blu.
Aspetto.
Le spalle curve.

Io e te nel bar della cooperativa.
Tu giochi a uno di quei videogiochi che sei bravo, fai record impressionanti, fai durare le cento lire per ore.
Io ti rompo le palle, che voglio giocare anche io.
Un ragazzo più grande mi minaccia, di lasciarti in pace.
A te viene mezzo sorriso, la faccia illuminata dai suoni del giochino.
Anche a me scappa da ridere.

Io e te in quella pensione di Siena.
Mi sveglio, e ti vedo che stai rollando.
Ti chiedo se sei matto, a quell’ora.
Mi hanno svegliato i rompicoglioni, dici tra i denti.
E un rullare di tamburi lontano, di botto esplode nella via.
La contrada di Salcazzo ha svoltato l’angolo, e ora annuncia la sua partecipazione al paglio proprio sotto le nostre finestre.
Mi affaccio.
Osservo il capo tamburo.
Sarà anche vestito a festa, ma rimane un cesso d’uomo, dico.
Ti affacci anche tu.
Ma quanto brutto è?
Ridiamo, mentre mi passi la canna.

Io e te in Spagna.
Ci hanno fottuto.
Il tipo a cui abbiamo dato i soldi è uscito dall’altra parte della casa, e niente fumo.
Dovremmo incazzarci, ma ci guardiamo in faccia, e ci vien da ridere.
Torniamo, e vediamo l’altro tipo, il nostro spacciatore usuale.
Dove ceppa era prima?
Compriamo da lui.
Rientriamo in quell’appartamento a piano terra, ma così a piano terra, che sembrava di stare per strada, con le finestre sempre aperte.
Tu inizi a tirar su, che poi arrivano gli altri e si fuma.
Un arabo vestito con una tunica dai motivi verdi e viola, sgargiante, si affaccia dalla strada, quasi entrando in casa.
Ci dice qualcosa.
Non capiamo una bega.
No comprende, gli dico.
Quello quasi si arrabbia, e insiste.
Io allargo le braccia: Spiass…
Se ne va.
Tu mi guardi.
Ma chi ca…?
Non riesci a finire la frase, perché ridiamo, alle lacrime.

Io e te in casa tua.
I Red Hot a palla.
Io ballo, fumato.
Tu mi indichi ridendo.
Poi mi siedo.
Rimaniamo in silenzio, col sorriso stampato.
Dopo un po’ ci picchiano da sotto.
Sarà per il ballìo, dico.
E tu ridi, ridi, e io con te.

Mi fanno entrare.
Sei steso, le braccia aperte.
Un cristo deposto e addormentato.
Liquido giallognolo nei tuoi occhi.
Respiri quieto.
Ascolto.
Giro intorno al lettino.
Non dico niente.
Allungo una mano, ma lascio perdere.

Svegliati.
Abbiamo ancora molto di cui ridere.
La guerra non è finita.


Scusate tutti, volevo disabilitare i commenti, pensavo di averlo fatto, invece no.
Lo faccio adesso.
Vi ringrazio per quello che avete scritto, non l'ho cancellato.
Solo, lo tengo per me.