giovedì 30 luglio 2009

Body Desk

Giornata di saldi di fine mese, tutti che telefonano con le magagne da risolvere prima di partire per il mare.
Quindi prima di salpar per altre navigazioni....

Cliente: ... non navighiamo, siamo proprio fermi!

Peppermind: OK, aspetti che faccio un test sulla linea...
(prolusion di rumor ticchettacchetttoreo, che al cliente fai sapere quanto è buono il lavoro con le tastiere)
mh...
A me risponde correttamente.
Funziona bene, tuttapposto...

Cliente: Ma qui siamo fermi!

PM: Avete per caso un firewall o un proxy?

Cl: Uh?
(uh, uh, oh oh AAAAH! AAAH!, verso scimmiesco trattasi di)

PM: Può, sempre per caso eh?, passarmi il vostro tecnico informatico?

Cl: Eh... non c'è, è in ferie...
(E vacci anche tu! Approfittane! Lascia tutto questo mondo ipercomunicativo, che vergogna che l'è, varda te, alle spalle! Datti ai segnali di vapor acqueo ascellare!)

PM: Capisco (con voce rotta dall'imminente disperazione).
Vede, dal grafico di banda... cioé sul grafico che riporta il vostro traffico effettuato con la linea (sa, internet, linea adsl, navigazione=trafffico, e robe così), risulta che c'è attività.
Molto bassa, cioé, a velocità bassissima... come se ci fosse, appunto, o un computer che regola il vostro traffico (un proxy, un firewall), o addirittura un software.

Cl: ... (silenzio, sento quasi i labbrini sbattere percossi dalle dita, blblblbl, OK, mi spiego meglio, du palle però eh?)

PM: Cioé, dal grafico sembra che ci sia "qualcosa", o un computer o un software, che stia "strozzando" il vostro traffico...

Cl: AH!

PM: ...
(Dai, non ci credo, ha capito?)

Cl: Qui stanno facendo dei lavori, e hanno buttato giù il muro vicino al modem!
Sarà per quello!

PM: ...
(le urla del silenzio)
(l'urlo di Munch, munch, mastic amar)
(il leone della Warner Bros con il volume azzerato)
(la tortura ai denti del maratoneta, col sonoro del televisore rotto)


Cl: ...
(apre la bocca per dire qualcosa)

PM: ...
(faccio gesto che no, ha detto una scemata, che è? Il muro maggico che cade e rallenta l'ADSL? La caduta del muro di Merlino? Rilegga quel che ho scritto sopra e ritenti)

Cl: ...
(chiude la bocca, GLAK, poi ci ci passa sopra le dita, blblblbl, e ci riprova ma...)

PM: ...
(... alzo le sopracciglia a interrompere la certa stupidata, e ancora squoto il capo)

Cl: ...
(in silenzio prende una penna, per rigirarsela nervosamente tra le dita)

PM: ...
(nuovamente aggrotto la fronte, ma sgranando gli occhi, cerchiati di lacrime nere, la guancia bianca, il cilindro col fiorellone in testa, i guanti e il movimento fluido, e che è? Basta, bastissima, marcel basteau! E riprendo ad osservare prima la mano che impugna la penna, e poi gli occhi del cliente, armato di fiera riprovazione)

Cl: ...
(lascia cadere la penna, colto sul fatto, e poi si gratta la fronte)

PM: ...
(scuoto il capo guardando verso terra, e sbuffando dalle nari, anzi, dalle froge, strusciando uno zoccolo per terra e facendo quel verso dei cavalli che non è il nitrito, ma non so come cappero si chiama, FRRRRRR)

Cl: ... (mi guarda con occhio da cucciolone, la finestrella si riflette nel'iride acquosa e tremolante, che ci manca solo il candelotto dal naso ed è un cartone giappo)

PM:
(lascio calare dall'alto, con voce dalla eco kafkiana)
No... eventi esterni potrebbero causare solo l'interruzione del collegamento, ma la linea funziona, a rilento, ma funziona.
QUINDI, COME LE DICEVO, probabilmente è un software o un computer che sta rallentando il traffico, tanto che sembrate fermi.
Deve sentire il vostro tecnico informatico, o farci chiamare da lui.

Cl: Ah... OK, va bene.

Già, bene tuo, mors mea.
Te pigghiass'a mmuorzeau, se richiami ancora!
WOLFF! WOLFF! WOLFF!
(Che non è
il poco noto filosofo, ma il suono dell'abbaiare di un cane gross brut e catiff.)


SE TELEFONANDO IO TI MIMASSI DI USARE IL CERVELLO, MAGARI TI RIPIGLIEREI…

martedì 28 luglio 2009

Humor Grigio #12 (Back to Internettoes SPA)

Bentornato Pepper.
(traduzione: muori, bastardo d’un Pepper)

Collega sistemista: … l’URL lo conosci?

The Impossible: Certo:
AAAAAAAHHHHHHAAAAAAHHHHHAAAA!!!

… e andava anche avanti eh?
Lo ha ripetuto pure tre, quattro volte!
Che meno male che non c’era Bruce, se no glielo trasformava in genuino urlo di dolore con rabbiosa mossa da aquinate!

E mentre era ancora lì che faceva questo urletto querulo, mi entra l’intramontabile capo che non gli va mica a chiedere, ignaro di tanta hybris nell’aria, che si tagliava a fette:


Mr Fantastic: Impossible, chiama i ragazzi di là e digli che il 747 (nota di Pepper: numero di telefono interno) non risponde.

The Impossible: (bello enfio a pallon sagomato:) Starà volando!

Io a me: Ma stai piangendo?
Me a io: Sì, sì, sigh, sigh, sob sob.
Io a me: Sei commosso?
Me a io: Sdnjeprsfffghklprz…
Io a me: Tutto ciò ti mancava?
Me a io: No… no, no, nogh, nogh, nob nob.
Io a me: E allora perché piangi?
Me a io
: Perché NON MI MANCAVA AFFATTO!

domenica 26 luglio 2009

Ermetica Mente: Sotto il tutto, niente.


“Tu sei tutta la mia vita”
Esistenza eccitante, eh?

Corollario Clearmind:
va bene
è un modo di dire
ma applicarlo a qualcosa che
per definizione è accessorio alla vita
non va bene.

Corollario Darkmind:
se sono tutta la tua vita
è un problema tutto tuo.
Non tirarmi in mezzo.

martedì 21 luglio 2009

Ermetica Mente: Fatti, non strafare.

Ho formulato il Principio di conservazione dell’energia mentale
semplicemente estendendo il significato di energia
del più noto
Principio di conservazione dell’energia
(e quindi risparmiandone una notevole quantità).

Corollario 1:
chi dice che preferisce “fatti, non parole”
commette
paradosso
perché, non conservando energia mentale,
appena lo dice
preferisce quelle parole (inutili)
ai fatti.

Corollario 2:
per risparmiare energia mentale
bisogna farla sprecare agli altri
tramite indicazioni dispendiose
(come il link di cui sopra)
che faranno tardare le dovute obiezioni.

Corollario 3:
in un blog non serve a niente
ma… guardate alla vostra destra!
Un maiale che si gingilla il birignao!
(Intanto io me la svigno.)

domenica 19 luglio 2009

Il gigante e la cicala.

Peppermind: Questa è la segr-

Ghost Mind: Sì, sì, va bene.
E io sono Peppermind.

PM: Ma tu in effetti se-

GM: Dai, zitto un po’.
Ascolta.

Oggi camminavo per un viale alberato.
Ce ne sono, qui a Milano.
Uno pensa che non ce ne siano più, ma è solo perché non ci fa caso.
Ce ne sono ancora tanti.
Dopo pranzo, il sole colava a chiazze di luce.
Sul marciapiede, tra le foglie, tra i miei capelli.
Prima ancora che potessi pensare “però, manca quel grattare placido delle cicale”, ecco che ne sento una.
Una sola.
Su di un albero.
Ma non stanno tra l’erba, di solito?
Non mi ricordo più, qui hanno eliminato questo tipo di informazioni.
È lì tra i rami, ne sono certo, quel mare di solletico plana dall’alto.
E quando supero l’albero, sento quel concerto solitario che scema alle mie spalle.


D'improvviso si affaccia uno, una ghigna da bossi senza occhiali, canotta e fucile a pompa.
Urla: “Tass! Che chi podi minga laurà! Vusa no, strascè!”
(Taci che così non posso lavorare, non urlare, stracciaia)

E BLAMM, fa fuoco verso le fronde.
Un ramo si stacca per il colpo, cade pesantemente sul cofano di un SUV.
Polvere, polline e foglie rimbalzano nell’aria.
Un tracagnotto con uno sguardo da tremonti, esce dall’auto, paonazzo.
Il fuciliere padano lo apostrofa: “Ho sparato alla cicala!”
Quell’altro: “Cicala? Ma che cicala! Non ce n'è mica a Milano!”
Riprende il bossipede: “Sunt quei terùn dei sudamericani che contrabbandano cicale, colpa loro!”
Allora il tipetto bolso esplode in un urlo isterico, ferma una donnina che passava col passeggino, un’argentina direi, a occhio, le strappa il passeggino dalle manine, e inizia a randellarla con lo stesso.
Con tutto il pupo ancora dentro, che strilla un qualche tango, e il rognoso possidente di macchinona che grida “Criminali cicalotrafficanti!”, BAM, “Stranieri di merda!”, RIBAM, giù di passeggino, e via così.
Di lì a poco compare sulla porta di un’officina meccanica un signore del cartello colombiano, che ancora si puliva le mani sporche di olio in uno strofinaccio.
Vede il pazzo infoiato che prende a passegginate la poveretta, e si lancia a percuoterlo con un cartello (dei cicalotrafficanti, o dell’autofficina, non saprei).
Il troglodita incarognito, che era lì che ancora sbavava dalla finestra, estrae il bazooka di nonno Erminio da sotto il bancone, e spara una bombarda a casaccio, colpendo le tubature di metano.
Prima un risucchio, e non c’è più aria.
Poi il fragore della distruzione.
La palazzina crolla.

Mi sono detto: OK, mangio troppo poco, ho le visioni.
Ma quanto tempo abbiamo?
Prima che questo incubo a occhi aperti diventi cronaca?
È come… come quella pubblicità di tanto tempo fa: “Gigaaaaanteeee… pensaci tuuuuu!”.
Già cinico a dieci anni, gli facevo il verso, Gigante!, Gigante!, lo chiamavo, e lui, Sì?, e io, GIGANTESCA TESTA DI CAZZO!, hai visto il casino che hai combinato?
Com’è che non ti è chiaro che con quelle manone e quei piedoni è meglio che stai fermo, che come ti muovi sfasci tutto?
Vuoi aiutarci?
NON CI AIUTARE!


Quando tutto il frastuono si posa al suolo, insieme a frammenti di bossi, tremonti, argentini, colombiani, bambini e passeggini, sento uno strano carillon.
Come in un film di terrore.
La cicala.
Era ancora lì, quietamente dedita alla sua pavana estiva.

Sopravvissuta e felice.
Il suo frinire, un coro di pernacchie.

Ho continuato a camminare.
Cercando il sole.
Via dall’ombra di quegli alberi.
Via da quella via.
Che bello, sarebbe.
Abitare in quella via.
In via Da quella via.

Saluti.
Dai Territori occupati.


PM: Saluti, saluti.
Salutam’assoreta.

SE TELEFONANDO IO POTESSI IMMAGINARE QUESTO FUTURO… NON TELEFONEREI.

giovedì 16 luglio 2009

Ermetica Mente: Autarchia di un amore.

Quando soffro come una bestia
perché lei non mi vuole,
divento un geometra del dolore:
misuro tutto quel che fa male,
me ne fotto che non ha unità di misura,
lo traduco in termini contabili.

Poi lo passo al ragioniere della sofferenza:
tengo in passivo le entrate di quel dolore grossolano,
con miseri inciuci da falso in bilancio,

tiro fino ad Aprile, poi si vedrà.

Tutto il ciarpame che resta
arriva il
magazziniere del furore
a gettarlo con rabbia in deposito o,
se riesco,
direttamente nel cesso.

Ah.
Dirigo l’impresa con piglio dozzinale.
Da mediocre titolare d’azienda.

Corollario:
contro il logorio delle pene d’amore
emerge la fabbrichètta briansola che è in me.

mercoledì 15 luglio 2009

Ermetica Mente: Brutti Musil.

L’uomo senza qualità?
Si arrangia con la quantità.

Corollario:
se puoi rispondere al titolo di un libro
inutile leggerlo.

martedì 14 luglio 2009

Protesta, contropanza.


Diritto alla rete per tutti.

Alfano CACCACULO.

p.s. è una PROTESTA, per quel che mi riguarda, perché gli scioperi si fanno per garantirsi un lavoro più umano, e per farli si sacrifica il proprio pezzo di pane.

lunedì 13 luglio 2009

Duri e muri.

Peppermind: (Turuduru durù, turuduru durù, musichetta di Casa Vianello)
Questa è la segreteria telefonica di casa Peppermind.
(Turudurudu duru du duru du rudurudurudù)
Sono in ferie dall’Internettoes, ma non dall’Altradussituscos, ERGO, lasciate un messaggio dopo il bip.

Ghost Mind: …

Peppermind: Il vostro messaggio è stato registrato.

Ghost Mind: Ma quale messaggio?
Non ha fatto bip.

PM: Sfiga eh?
Purtroppo il messaggio va lasciato DOPO il bip.
Mai detto che ci sarebbe stato ‘sto bip.

GM: Dai, piantala.
Senti qua.

Alle elementari.
Leggevo le scritte sui muri.
Dicevano cose che non sentivo al telegiornale.
Non sopportavo il telegiornale, che noia.
Facevano tanti telegiornali, e pochi cartoni animati.
C’erano quelli del sabato, alle 8, sulla tv svizzera, ma non si prendeva a casa mia, andavo giù dai nonni, insieme ai miei cugini.
Che giorno di festa.
Il sabato.
Ma i muri raccontavano una realtà diversa.
Dicevano anche che le BR lottavano per fare del bene.
Figurati.
Dicevano che esisteva l'anarchia, l'autonomia operaia, che disertare era giusto, cose che solo dai muri potevo apprendere.
La maestra diceva che era sbagliato scrivere sui muri.
Violento.
Ti imponeva delle idee senza il tuo consenso.


Poi venne il giorno della finale di palla due fuochi.
Le miniolimpiadi delle elementari.
La nostra classe era in finale almeno lì, dopo essere stata sbattuta fuori dal torneo di calcio.
Era un pomeriggio fatto di cementi color sabbia, se socchiudevi gli occhi, il sole li rendeva bianchi, quasi azzurri di luce, quando rapirono Moro.
La maestra ci disse che non si poteva giocare in un giorno così triste.
Era democristiana.
Una brava persona.
Ma giocammo comunque, decise la scuola.
Perdemmo.
Ma nessuno disse niente sull’essere di sinistra, o di destra, o DC, di nessun altro, quando andarono avanti con la vita di sempre, risate e corse nel cortile, la ghiaia che rotolava sui gradini.
Neanche i muri.


Eppure era un gioco sanguinoso, darsi del fascista o del comunista, allora.
Più sanguinoso di palla due fuochi.
Ho sentito prendersi del fascista gente che oggi avrebbe l’etichetta di comunista stampata in fronte.
Lo scovolino del cesso è di sinistra, mentre l’aspirapolvere è di destra.
Se sei bello sei di destra, se sei brutto, be’, sei brutto.
Se ti sei perso in un paese di notte, svolti a sinistra, sempre.
La logica?
Sinistra.
E la logica di sinistra?
Be’, di sinistrona, suppongo.
La logica di destra invece… metti ics sulla schedina, e speriamo bene.
Al totocalcio si vincevano un sacco di soldi, oggi chi lo gioca più.
Fare sesso era apolitico, ma parlare di sesso era da intellettuali di sinistra (cioè, sfighi che non scopavano mai).
Continuare a studiare, di sinistra, ma se ci hai i soldi, di destra, ma se lavori sei un proletario, se ci hai il papà che è del partito, ti salvi.
La mano destra è di sinistra, quella sinistra è di destra.
Se una lava l’altra, allora tutte e due di destra, ci puoi mettere una mano sul fuoco (sì ma quale, quella di sinistra o di destra? Ics, e vai sereno).


Queste cose qui si dicevano.
Ma se giocavi a palla due fuochi, giocavi a palla due fuochi.
Si smetteva di dare della destra e della manca a destra e a manca.
Se andavi dal panettiere, non c’erano i volantini del PDL e della Lega sul ripiano.
C’era solo il panettiere accaldato che usciva dal retro, e la sciura che ti chiedeva “altro?”, anche se erano dieci anni che rispondevi sempre “no grazie”.
Se andavi al lavoro, c’erano solo i colleghi.
A far compere, gli “acquirenti”, come diceva il telegiornale.
Nessuno pesava la tua fede politica.
Nessuno giocava più a quel gioco, se il gioco era un altro.


Oggi non è più un gioco.
Oggi è la tua carta d’identità: sei di destra o di sinistra?
Abbiamo smesso di fare odiose e inutili distinzioni.
Sì, certo, ora ne facciamo di normali e di utili: se sei di destra so che gli stranieri li vuoi fuori di qui, e che non mi rompi le palle con la cultura, che ho da pensare a far soldi e a mangiare.
Se sei di sinistra sei un disfattista che amoreggia con l’immigrato, mi fai entrare delinquenza e insicurezza nella mia vita, mi fai violentare la figlia.
E allora ecco che mi stringo, comprimo, e adeguo.
Anche io, che mi confondo tra gli invasori, lo faccio.
Raccolgo a denti stretti questa normale e utile informazione.
Mi dico che è per sopravvivere, e non mi credo.
Non mi fido di me.
Brutta gente, me.

Perché...
I muri insistono, fermi nel tempo, nel raccontare una realtà diversa.
Eleganti cattivi maestri, si beffano di questo metodo.
Lo accartocciano, se lo gettano alle spalle.
Solo, non li legge più nessuno.

Eppure.
Con qualche parola.
Distillo il mio coro muto.
Con l’ombra fresca di solitudine.
Intingo le dita in un pianoforte.
Con occhi assonnati di pensiero.
Inseguo il mio vagabondare.
Così.
Io continuo a scriverci.
Sui muri.

Un saluto dai territori occupati.
… là, da qualche parte, su qualche muro.

PM: BIIIP.

SE TELEFONANDO IO POTESSI CAPIRE SE… MA TELEFONARE È DI DESTRA O DI SINISTRA?

venerdì 10 luglio 2009

(Quarkettoes) Diemmeesse: vieni anche tu, paghi ancora, paghi di più.

Buonasera a tutti.
Oggi penetreremo (stacchetto subliminale: musica funk di sottofondo, un idraulico e una casalinga svedese ritratti in atteggiamento intimo) nei misteri dell'edificio della Internettoes.
Il Mansardone, come noto ai più.

In coppa all'edifizio, con piglio posticcio, fu costruito un quarto piano, nel quale fu messa a risiedere la sorella del direttore della Internettoes e il suo compagno, l'architetto stesso che costruì il quarto piano, il mansardato, da cui il nome Mansardone.

Da alcuni balconi del Mansardùn, l'è tuttora possibil vederli che si affacciano dalle loro terrazze residenziali.
Chissà se avremo questa fortuna!

Ma ora procediamo.
Seguitemi.
Varchiamo la soglia (stacchetto subliminale: musica funk di sottofondo, una suora ritratta nell'atto di entrare in un confessionale) dei misteri del mansardone.

L'entrata ufficiale, anch'essa ristrutturata, si presenta al piano terzo nelle sembianze di un'enorme vetrata.
Recentemente un cliente, nuovo a questo incipit aziendale, ci ha spetasciato la melonera (la cozza) contro, causando un suono di gong che si è diffuso in tutto il palasso.
Si mormora che, oltre a ridere fino alle lacrime, alcuni membri del Nightmare Team abbiano fischiato e lanciato arance alla volta delle terrazze residenziali, al grido di "il vetro c'è ma non si vede, architet del ostia!".

Ma proseguiamo nella nostra visita... ecco: il DMS.
Ufficio dalle finalità piuttosto oscure, rinominato da tal Pepper "Damaged Minds Substitution", sembra infatti che, fregandosene allegramente del reale significato della sigla, in questo ufficio formato da ben DUE (2) persone, si spediscano fax al posto dei clienti.
Cioé, non è che vengano spediti dei clienti formato fax, bensì: i clienti comprano il servizio fax via mail, MA non lo sanno usare, quindi pagano ancora di più, ma molto di più, e lo fanno usare (stacchetto subliminale: uno yodel di sottofondo, un ragioniere mostra il posteriore spelacchiato, mentre una bionda vestita alla tirolese si avvicina brandendo un toner) a questi due sciamannati, cioé, impiegati.
La percentuale di sale in zucca tra i castomaurs (clienti, nella lingua della specie dominante del Mansardone) è talmente bassa, che il numero di servizi richiesti in tal senso è in continuo aumento, tanto da richiedere due impiegati in prestito dall'Help Desk nei giorni di grossa grisi (tali Susan Storm e Impossible Man).
Molti studiosi ritengono che le urla disperate che ogni tanto si sentono provenire dall'ala est dell'edifissio, siano da attribuirsi proprio a questi esemplari di rimpiazzo, non essendo ben chiaro cosa accada VERAMENTE in un ufficio in cui si usa un servizio comprato da qualcun altro troppo scemo per usarlo lui stesso, e in più si viene pagati per farlo... insomma, forse addirittura si travestono da cliente quando lo fanno, oppure giocano a solipseo, la versione berkeleyana dello scarabeo, lanciandosi il demonietto cartesiano a distruggersi le reciproche realtà fittizie.


Una zona negativa de noantri, insomma.
Noi possiamo solo osservare gli effetti di tale zona sui due indigeni in pianta stabile al DMS: una femmina e un maschio, occhialuti e paurosamente indistinguibili nella loro attività principale (stare alla macchinetta del caffè a spettegolare).
Ecco, sentite il brusio soffuso?
Sono loro... ma se ci avviciniamo... ecco!
Peccato, hanno smesso!
Li abbiamo fatti scappare.

Va bene, cari spettatori.
Chiudiamo questa puntata qui per oggi.

Ma non mancate alla prossima!
Parleremo di fantasmi, di crudeltà e di foto inquietanti in bacheca!
Un saluto dal vostro

Peppe Angela.

giovedì 9 luglio 2009

Humor Grigio #11

Il distributore di bibite è vuoto, la gente aspetta con ansia che arrivi il rimpinzadistributore.

All'improvviso, nella quiete postprandiale dell'ufficio, risuona il sibilo di una lattina appena aperta.
È Alex Power, il giovin operatore, che sta maneggiando una coca.

Bruce: ... ehi, ma hanno rimesso le bibite?

Alex Power: No, no, è...

Bruce: Ah, quella viene da fuori...

Impossible: È straniera: viene da fuori!

Dei pugnaletti sgorgano dallo sguardo di Bruce, ma fa troppo caldo per procedere oltre...

mercoledì 8 luglio 2009

Whatever Desk: Kliente Okkio al Kranio!

Come i più attenti di voi (nessuno, lo so) avranno notato, ho aggiunto una ficiaor (direbbe il mio giovin direttore, cioé, feature) nella ruait caulamn (colonna di destra).

Trattasi di Whatever Desk, con questo DrStranoLivore che risponde ai clienti, dicendo quello che vorrei tanto poter dire io se potessi, cioé:
quella ceppa che mi salta in mente al momento.

Questa whateverdeskerata però merita un posticino (piccolo post).

Anni fa, nel 2003, 2004, non ricordo bene, ci fu uno sciopero generale contro il governo caballero bis, o ter, dai, non ricordo bene ho detto!
Tendo a rimuovere certi traumi sessuali (i governi di Berlusconi).

Be', di fatto, anche l'helpdesk, contro tutte le richieste e suppliche dei vari capi (vi dovrò raccontare di Viper, la nostra responsabile dell'ufficio personale... anzi, dell' eich ar, un giorno o l'altro...), decidemmo di scioperare!

Helpdesk libero! Helpdesk rosso!

Ma al solito, la ditta cercò di annacquare al massimo, con comunicazione disservizio a tutti i clienti.
(Che poi... è uno sciopero! Non è un disservizio, né si comunica, che è come dire a qualcuno "ciao, ti parlo.", e grazie, lo sento da me che mi parli, che me lo dici a fare,
tautologia portami via?).

Uno solo rispose.
Il sig. Crudelio Miasmi.
Esso è il cliente mortale numero uno.
È il bastardo, il cattivo, il posseduto da
Fraz-Urb'luu (che mentre parli, ti mette giù).
Lo odiamo tutti.
Quando sentiamo la sua voce topogigiata nelle cuffiette, diventiamo nervosi come animali di foresta prima del temporale.
Non ha un'anima, se non quella del commercio disonesto.
Ha cinque (5) ADSL.
E 5 società (fittizie).
Destina delle parti dello stesso edificio ad ognuna delle società.
Queste società speculano in borsa, e ovunque possano farlo.
E quando arriva la finanza per controllare l'attività della società, che ne so, numero 4, via, si prende tutti i computer con la roba scottante, e li si chiude a chiave nei locali della società n° 5.
E così via.
L'italiano vero, insomma.

Bene, costui ci scrisse in risposta alla comunicazione di assenza di servizio per la data dello sciopero:

"Ma bravi! Scioperate!
Tutti con la Kefia a urlare in piazza.
Siete ridicoli."


Noi zitti e mosca, ovviamente.
Anzi, all'epoca eravamo senza responsabile, quindi cancellammo la mail, prima che causasse ripensamenti ai già poco convinti vertici aziendali.

Ma il DrStranoLivore gli avrebbe tanto risposto:


Ehi, pirletta.
Okkio ke sappiamo dove lavori, eh?
Passiamo di lì, la volante helpdesk rossa, e ti sfasciamo le vetrine con un lancio di tascabili in porfido delle Considerazioni sulla violenza.
E se ci gira brutto, entriamo e ti spranghiamo pure coi tuoi stessi komputer da kapitalista.
Miasmi, fassista, il tuo nome è sulla lista.


Poi io ci volevo andare veramente, allmeno a lanciare le monetine.
Ma la manifesta non passava di lì, e gli altri non se la son sentiti...

Vecchiaia bruciata, sigh.

lunedì 6 luglio 2009

CiAI sono AI, sono GiMAI...

Santippe: Hyper Maieutic Phone Center, 'sera, son San.
Tippe.

Gmai: ... Ciao.
Ma... san?

Santippe: Tippe, sì.
Dimmi cara.

Gmai: Mah, non saprei, è il Pepper che mi ha detto di chiamare, ma non mi ha persuaso.
Non persuade bene, al limite persuda bene.

Santippe: (ride) Ah, quant'è vero!
Com'è che frequenti gente simile?
Mi pare anche che c'entri qualcosa con la filosofia, vade retro.
Tipo, un amateur da bar sport della maieutica, il fratello ritardato di Wittgenstein.

Gmai: Lascia stare, e non t'azzardare a mettere quei cacchi di link che mette sempre pepper, che i filosofi, filo sì, ma monomolecolare, e ZAC!

Santippe: Meraviglie della tecnica!
Non ti preoccupare, i link glieli ho annodati, che così quando scende dal letto...


Gmai: Piuttosto.
Ora sto con una persona... che graziandio non mi rimpinza di scemenze metafisiche.
E che io amo.

Santippe: Ma?

Gmai: Ma... per la majella (non so da dove mi venga questa espressione, sarà un disturbo nella forza), è appassionato di montagna e:
mi trascina con lui.
Non ne posso più di montagna.

Di alluci ghiacciolo, che almeno fosse un feticista del piede!
Non ne posso più di caprioli, stelle alpine, aria frizzante!
Di meriggi di coperte termiche e berretti calati sul naso, ad aspettare che torni da chissà quale versante montanaro.
Di pelle ustionata, chiacchiere da spiaggia quando in spiaggia non sei, ma è lontana anni luce.
Neve, freddo, riflessi abbaglianti, e non aspettare altro di tornare a casa!
Basta!
Montagna!

Caccaculo: CACCACULO!

Gmai: Montagna caccaculo!

Caccaculo: CACCACULO CACCACULO!

Santippe: (mano sul risponditore) ... che voi?
E sta bono?
Dai, torna dentro... ecco, così.
Da bravo.

Gmai: ... che è successo?
Ma quello mica era...?

Santippe: Niente, nessuno.
Dicevi quindi...

Gmai: Quindi, dicevo che ho detto tutto.
Perché tutto ciò?
Perché una prima fa tutto, è amore puro, occhioloni a forma di cuoroloni, e poi... qualcosa si strappa, smaglia, non hai più voglia.
Ti amo, ma non ci sto dentro più, trararallallà, non ci sto dentro più, traaaa ra lla lla lla la!
Amare NON è un po' soffrire.
Quello è se bella vuoi apparire, non fate briscola e ciapanò sotto i miei occhi, che vi spacco la testa a suon di costina in compensato della copia autograffa del Capitale, eh?

Santippe: Autograffa?

Gmai: Sì, l'ho graffettata io, che se aspetto quello là, addavenì graffone!

Santippe: Quindi, bella de zia Tippe tua, ti chiedi dove sta quel filo, non sofia, ma filo da equilibrista che noi donne sappiamo percorrere con placida andatura da scampagnata, ma che gli uomini manco lo vedono, che si perdono dopo due svolte e però non chiedono la strada, che vogliono trovarla da soli, ne va della loro tracotanza belluina?

Gmai: Mh.
Mi sembri Pepper...

Santippe: Te metto giù.

Gmai: No, no, dai, dicevo che hai solo i pochissimi lati migliori di Pepper, si sente che lui ha preso da te!

Santippe: A bella, so' stata moglie di Socrate.
A chi credi de raccontalla?
Comunque, me stai simpatica, quindi:
quel filo lì non si vede, ma per noi c'è.
Sì, tipo i trucchi.
Una vita felice di coppia, è un trucco che bisogna saper fare.
E, figurati, raramente un uomo si impegna a questo proposito.
Come ho fatto a stare insieme a un essere che stava via per mesi e mesi, andava per campagne belliche a cui non era nemmeno interessato, e poi quando tornava si fiondava nel foro a dire scemate, tanto che l'hanno ammazzato per eccesso di idiozia?
Trucco.
Abilità per esteso, non per sintetico.

Gmai: Alt, stop, zut, verboten!
Mi ti stai filosofizzando, spiega bene, che tanto ho capito, comunque.

Santippe: Un uomo è buono solo a guardarsi le proprie scarpe, anzi, scarponcini da scalata.
Li conosce bene, ne sa anche la teoria, le obiezioni e le controbiezioni.
Ma se gli chiedi se era nuvolo o sereno, quando si arrampicava, ti guarda con quello sguardo da "quand'è che la lavatrice ha acquisito il dono della parola?"
Quindi: guarda avanti, non in giù.
Inutile che ti dica boiate tipo: la ricetta è trovare cose da fare assieme, cose da fare da soli, cose da fare anche se non si ha voglia, sommare tutto e ottenere sempre un valore positivo di felicità.
Son stupidate verticali da uomini.
Pepper potrebbe dirtelo, non io.
Io ti dico solo: buttati, con lo sguardo verso l'orizzonte, a pelo d'acqua (non subbaquo) come solo le donne sanno fare.
Che se ti ritrovi a nuotare da sola, affari di chi non ti ha seguito.

Gmai: ... mah.
Mi pare un po' "e che dio ti aiuti".

Dio: Io sono il Signore, tuo Dio.

Santippe: (rumore di pentolame che si schianta a terra, passi affrettati) ... va' via!
Che ti dimostro che non esisti con un solo, semplice, sillogismo!
"Dio non è donna.
Dio non esiste."

Dio: (voce soffocata, come se venisse da dentro uno sgabuzzino) ... ma manca un termine, son solo due!

Santippe: Tanto basta, che son mica parolaia come l'Aristotele io, CARO Dio tuo!

Gmai: ... no ma prego, fate pure eh?
Che tanto è il mio di moroso che mi trascina in montagna, mica il vostro.

Santippe: Senti, ma tu digli che quando lui va in montagna, tu vai a ballare in quella discoteca piena di persiani.
Che belli che erano, come si muovevano... che i Greci gli han fatto guerra perché le donne si scioglievan tutte per loro, mica de che...

Gmai: Ma sai San Tippe che tutto sommato non hai torto?
... e pensare che Pepper m'aveva detto che non sarebbe servito a niente!
Ma lui si sa, per non verticalizzare orizzontalizza (cioè si stende sul sofà e
legge Heidegger!
... per non parlare di altre "orizzontalizzazioni" pepperesche..).
Varda ti invece che ideona m'hai dato...i persiani!
Corro a prenotare una balera intera per sabato prossimo...che si sa, il moroso è amante della montagna ma gli sfrizzula il velupendulo quando la Gmai nomina i persiani...vedessi!

I capelli gli si fanno come quelli di james brown!
Ti terrò aggiornata sugli sviluppi...grazie! ah!...mi raccomando, se vedi il Pepper ringrazia anche a lui e tutto il suo baraccone phone center!

E Caccaculo everibbodi!

SE TELEFONANDO DOVESSE ESSERE GMAI, IO LE DIREI... TANTE CARE COSE, CHE SOSPETTO CHE NON LO SOPPORTI...


L'ultima risposta, quella in corsivo, è stata gentilmente scrittofferta dall'autentica Gmai, non sia mai, ma sia G!

venerdì 3 luglio 2009

Capitani che capitano! Capito, no?

Entra quel giovin direttore che non è altro, e ci richiama all’attenzione, direttore di banda di paese che non è altro.
Mr Fantastic non c’è, se no sarebbe stato lui a essere vessato.
Quindi ci tocca, e ci dice, ad alta voce, fregandosene del fatto che sto parlando al telefono e non sento più quel che dice il cliente:

Jamie Braddock: Sto configurando il mio ecauant (ndr: account) di uab meael (ndr: web mail), (e sì, ha fatto 5 anni di inglese a Cuneo, quella del Nebraska però, Kiuniiou).
Ma cosa significa “Rispondi a”?

Un attimo di silenzio attonito, anche il cliente che ho in linea si azzittisce.
Un rovo di cavi coassiali rotola nell’ufficio.

Poi il Bruce Banner gli risponde che ci deve mettere l'indirizzo mail a cui vuole che rispondano alle sue, di mail, con tono tra lo strafottente che gronda polemica, e la pena del missionario in Africa.

Va bene che sei il direttore dell’azienda, non un tecnico ma:

1) lo sei da 10 fottuti anni!
2) non sai ancora cosa ceppa significa “rispondi a” nella configurazione di un ecauant?

3) hai fatto della frase "il saggio è colui che sa di non sapere" il tuo cavallo di battaglia, ma non prima di averla semplificata, tagliato via i fronzoli che ti è rimasto "il saggio non sapere", e via che ci ho una fabbrichètta da mandare avanti io?
3) ma è un requisito ormai essenziale dei capitani d’industria che "il saggio non sapere" che cosa straceppissima vendere, augh?

Che mi immagino questo curriculum da rampante manager attuale:

"Da anni nel commercio delle pere, so a malapena cosa siano.
So che sono a forma di pera, ma grazie a tanti anni di dure ricerche.
Se per caso capita che siano tonde, grazie alla mia navigata esperienza, non vado nel panico, ma chiedo subito una consulenza ai miei contadini.
Sapevo anche che si mangiano, ma mi è giunta voce che qualcuno se le spara, e quindi questa informazione diventa inattendibile."

Ah, ora mi ricordo che abbiamo un ex, ma ex ex, giovin direttore come capitan dei capitani, alla guida spregiudicata del nostro stato!
Yeppa yay yey!

SE TELEFONANDO IO DOVESSI RISPONDERE A… A CHI CAZZAROLA DEVO RISPONDERE?

BASTA CON QUESTE DOMANDE!