martedì 26 marzo 2013

Cosa? Non lo so.

Si chiede che cazzo ci sarà mai che non va.

Cammina, cammina un sacco.
In questo mondo disperso, disgregato, caduto a pezzi, camminare è l'unico modo che ha per tenere quel che rimane assieme.
Ma non rimane niente.
Non ha più una vita sua.
Aspetta che qualcuno gli dia l'amore che vuole, quella sensazione di caldo, rassicurazioni, attenzioni, "eccomi, ci sono per te, ti sto cagando", che bello, che felicità, tutto torna a posto, gli torna la voglia di fare quello che faceva prima.

Ma non c'è nessuno qui.
Solo una sfilza di bar nottturni.

Personaggi strani.

Guarda quella coppia, mentre beve il terzo boccale di questa strana bevanda che hanno in questo mondo disperso, qui la chiamano molals, ma sembra birra, molto forte, un boccale a stomaco vuoto e lui è già fuori.

Guarda quella coppia.
È sempre lì ogni notte. Vabbe', qui è sempre notte.
Lei è bruttina, un tailleur liso, rosellino sporco, una maglia a righe bianche e verdi sotto, un cappello color panna che non toglie mai, cicciottella. Lui magrissimo, cappello di feltro verde, capelli lunghi che spuntano da sotto, grigi, fuma un sigaro spento, una giacca a quadroni su una camicia gialla e jeans. La adora, la guarda mentre lei scrive le parole crociate e non lo caga di pezza, le parla anche, sottovoce, senza quasi mai che lei le risponda. Fino a quando lei sbotta, litigano. O meglio, lei lo aggredisce, gli dice di non rompere, lui sta zitto, guarda fisso davanti a sé, la lascia sbollire.
Poi inizia di nuovo come prima.

Il nostro eroe finisce la molals ed esce barcollando.
Guarda il cielo gonfio di pioggia e freddo.
E riprende a camminare.

E a piangere.
Lo sa che quando fa così i nanerottoli bastardi arrivano e iniziano a ramazzarlo di botte, calci e sputi.

Ma ha bisogno di piangere.
Che arrivino pure.

mercoledì 20 marzo 2013

Provo a tornare.

Il nostro eroe si sveglia e si chiede "e dove cazzo sono?".
Non lo sa, non capisce, ma non è nemmeno quel mondolontano dove non riusciva a svegliarsi mai.

Ci somiglia, è la stessa città, ma c'è gente.
Non è mondolontano.

Si stira in una pozza di piscio, gelata, ancora disteso e fradicio, gli fa male la gamba destra, nervo sciatico, non lo sa, "cazzo nervone sciatico, fa male, formicola tutto", si alza da quella, sta in piedi a malapena, batte il piede, gli fa sempre un male cane.

Tossisce, catarro, sputa un grumo marrò.
"Mi piace dire marrò."
Gli piaceva, ora non gli piace più niente.

Sta sempre male.
Qualsiasi cosa faccia non trova sollievo, è sempre triste, si sente sempre solo, anche se non lo è, anche se ha una donna che gli vuole bene, o che scopa con lui, e pensa che anche se avesse una donna che ama sarebbe lo stesso.
Solo, sempre solo.

Alza gli occhi da se stesso, finalmente si guarda in giro, è notte, la città puzza di umido e carne in putrefazione, merda stantia, e ovviamente piscio, molto piscio.
È notte.
Gli viene da piangere.

Proprio quando è lì che piagnucola girano l'angolo cinque omuncoli.

"Ma che cazzo?"

Urlano "AEEEEEEEEHHHH, OOOOO, AEEEEEEEHHHHHHAHHHHHH!", e corrono, veloci, gambe corte ma frenetiche, verso di lui.
Sono vestiti in modo elegante, panciotto e pantaloni intonati, camicia, chi farfallino, chi cravatta, e tutti in giacca, colori anche caldi, verdi, gialli, arancioni, ma sfumati, molto, molto eleganti "ma che cazzo?".

Le scarpe probabilmente in cuoio schiaffeggiano il marciapiede, e gli arrivano tutti e cinque addosso.

"Ma! Che! Cazzo!?!"

Calci, calci a ripetizioni, forti, negli stinchi, lui cade, e loro continuano, "AEEEEEEEHHHHH!!!", calci nello stomaco, nei reni, in faccia, nuca, collo, in bocca, forte, in bocca, nei denti, occhi, zigomi, glutei, ancora stomaco, ancora reni, nella schiena, nella schiena.

Poi corrono via.
Smettono di urlare, ridacchiano sommessi, e corrono via.

Ancora quel suono di schiaffi, e scompaiono dietro l'angolo da cui sono arrivati.

Il nostro eroe rimane a terra.
Il sapore di sangue, lacrime e acqua marcia mista a piscio, quella della pozza di prima, in cui si era svegliato.

Piange.
Sussulta.

"Ma dove cazzo sono finito?"

Non lo sa.
Continua a piangere.