giovedì 26 agosto 2010

Luglio dissolve.



Cielo basso, madido, inzuppa palpebre e sbadigli, e non ci vedo più bene.
Al canale giusto devi sintonizzarti, ma non riesco, mi sgancio, vago, me ne vado a occhi in su, cambio senza accorgermene, senza aria condizionata, giacchecravatta, gentechenonsiconosce... è meglio non guardarlo, questo canale qui, lo so.
Ma così capita, quando vedo luce tramontare su barbe sfatte, palazzi lucidi, e in fondo a un viale grigio candido, sento le mamme ancora in costume, i bambini e le maschere da sub, la polvere, i sassi bianchi...
Ma no, no, ma no, lo so che là c'è solo stazione Garibaldi, spifferi di povertà, sporco, vite invisibili, cambia canale, cambia, ritorna, torna tra loro.

Questo dolore nelle ossa, muscoli, pensieri, un fischio costante, dice che devi staccare, basta lavorare, ora dormi bel fiulett, fai la ninna.
Per quello ho sabbia agli angoli degli occhi, tra dita di piedi, corro che scotta, ma no, no, ma no... sono sul marciapiede, guarda, lì c'è una bella merda di cane, poi mozziconi di sigarette, truppa sbarcata da posacenere d’auto, via!, rompere le righe!, nessuna sabbia, da nessuna parte... nella tua vita, da nessuna parte c'è il mare, cambia, torna di qui.

Nemmeno di notte, quando ondeggia solitudine, finestre ancora accese, semafori che parlano al vuoto, toglie peso alle tempie, nemmeno di notte c’è il mare, in questa città così stanca, stesa sul fianco, che sviene, e nessuno in giro, nessuno, dove vuoi andare, ritorna.

Deve essere per quello, sì.
Non riesco a tornare.

Bene.
Se non ci riesci, allora vai.
Un passo dopo l’altro, così, risacca scura che bagna caviglie, poi ginocchia, e son dentro, fin al torace.
Continuo?
Eh sì.
Vado, per forza, io vado.
Senza voltarmi, nemmeno un saluto.
Dentro, mi immergo.
Fino al collo.

Perché c'è.
Questo mare.
Là in fondo, a fine discesa, tra piazze, zingari e binari del tram.
Croste d'asfalto, parchi vuoti e platani secchi.
C’è.
Non mi volto, no, no.
Continuo.
Son sotto.
Scompaio.

Di nero ora brillo.

Affanculo anche Agosto.


mercoledì 18 agosto 2010

Impossibile saggezza...

Oggi mi volevo fare del male, così, di primo mattino, appena assittato in quel dell'ufficio help-desk.
Mi entra l'Impossible Man, e subito lo apostrofo:


Peppermind: Ehilà!
Hai visto?

È morto Cossiga!

(attesa...)

Impossible: Vabbe', era vecchio.

(delusione... ma ancora attesa...)

Peppermind
: ...


Impossible
: ...


Peppermind: Tutto qui?

Impossible: Piuttosto: è morto anche Pertini!

Ah, ecco.

sabato 14 agosto 2010

Quarkettoes: L'estinzione del tuttofare della dittà. (ultima puntata)

Buonasera a tutti i seguitori di Quarkettoes!
Ultima puntata dedicata all’enigma scientifico incarnito, o anche incarnato, dall’estinzione del tuttofare della dittà!
Punti esclamativi a spiovere!!!
Vi ricordate le precedenti puntate? Sì?
Allora bando alle ciance!
Via!!!

Mail del 25 agosto 2005

Oggetto: programma orario di oggi

ciao a tutti: emma, mary-jane, betty oggi sono in ufficio mattinata ovvio
pero (e uno) che alle 12:00 vado via. non oho (la acca va prima o va dopo? Boh, mettiamola in mezzo che tanto méson te kai áriston) con me il cellulare purtroppo
dimenticato. ciaoooo scappo HO dafare (perché uno ci ha del dafare o non ci ha del dafare, e se cell’ha ha del dafarismo in corso, ed è tuto in-dafarato) wilson

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Mail del 26 agosto 2005

Oggetto: presenza oggi

Saro (e due) in ufficio nel pomeriggio dopo la pausa pranzo.

Grazie Betty: si ho notato che c'è un qualcosa che ostruisce tappa (ostruisce e/o tappa?) il lavabo (qui ci vuole un "che"?) adesso sgorga pero (e tre! Ok, non gli piace la “o” accentata, agli atti!) è ancora dentro appena mi viene in mente un'idea o (e/o) un utensile adatto lo estirperò. (mi piace questa immagine del Wilson tutto maschio, maniche rimboccate, tutto muscoli e vene che pulsano, che estirpa la poltiglia vomitosa che intasa il lavandino e la alza vittorioso al cielo… oh, mio eroeh, ci ho le caldane)

Poi riallacciando la ultima comunicato (ultima comunicatio? Osti ci diamo al latinismo come se fossero noccioline) e mail (e/o mail? Ahhh, questo uso disinvolto delle congiunzioni rimarrà un enigma) di Emma, grazie.

Io per la verità in passato mi accordai un po (se metteva la “o” accentata qui mi buttavo in Lambro) con tutti; ogni tanto lo faccio, lo sanno già, (attenzione, da qui in poi leggere con attenzione) ho sempre detto specie a coloro che hanno quasi sempre la scrivani piena di documenti che temono di non trovarsi poi il giorno seguente, possono tranquillamente decidere quando potrò intervenire qualora volessero rispolverare la postazione. Poi ci sono quelli addirittura che
come me preferiscono farlo da se cioè con le proprie mani.
(tutto chiaro? Ditemi quando posso pulirvi le vostre fottute scrivanie, oppure pulitevele anche da soli, eh?)

ciao wilspn (sì, con la “p”)

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Mail del 23 settembre 2005

Oggetto: sifone - wc

Lavandino funziona sifone cambiato. (stop)

Stamattina non ci sono. (stop)
Ci vediamo o sentiamo buonagiornata (stop)

Wilson
(e stop)

E questa, amicicioni, era l’ultima mail pergiuntaci… pervenci… vabbe’, chi va col Deadpool, come si dice…
Dopo di ciò, il buio.
Deadpool sparisce.
Che cosa sarà successo?
Da quel che si può evincere dal carteggio, la sua nemesi pare essere la Regina Bianca, più che altro… che amabilmente denominò “nostra signora degli insolventi”, lampo di genio tra tanti di cui ci fece omaggio.
La solita storia: niente contratto, soldi in nero, e anche pochi e sospirati. Ergo: rottura dei rapporti, male parole che volano, coppini e vecchie a tradimento, io ti licenzio, no ti licenzio io, cioévolevodire, MI licenzio io, porte sbattute, possibilmente con delle teste casualmente poggiate sullo stipite...
Ovviamente: nessuna comunicazione ufficiale.

Concludiamo con le parole del nostro intramontabile eroe, il Deadpool:
l’Internettoes Spa, questa piccola unione sovietica “che ci piaciue tantoo”.

Ci vediamo o sentiamo buonagiornata
Peppe Angela

domenica 1 agosto 2010

Giugno sempre.


Le camminate, andiamo a esplorare, sulle salite liguri, senti l’albicocca del contadino com’è buona, i piedi abbronzati negli zoccoli che fanno quel rumore di legno solo se sai come camminare, oggi il mare è blu vento, continuiamo che si arriva a Sanda e se vai più su c’è Sassello, è c’è fresco, quasi freddo, anche adesso, che c’è caldo, c’è l’erba, e le risate delle ragazze di Giugno.

Sei lì davanti al getto, calore e camicia sudata, e i tetti gialli di afa…

La casa buia che ha un odore d’estate, di nonni che non vanno mai al mare, di pavimenti passati con la lucidatrice prima di partire, di stomaco che si chiude, mangiamo solo cose fredde, poi dobbiamo ripartire, tornare sull’autostrada che sbuca dal monte e ti tuffi di già, aspetti l’uscita, il tunnel e quella curva che non finisce mai, e sbuchi in pineta, e ti aspettano tutti, la crocetta, il croccante, la focaccia e prosciutto, e fumare, e le chiacchiere degli amici di Giugno.

… i calzoni sbattono, quel soffio rovente, i capelli fradici e sole…

Il corpo bagnato, i cavalloni coi sassi, le grida di sfida, le cosce di donna che sanno di sale, il bagno vestiti, le piste di sabbia, le biglie, Bitossi e Boifava, le partite là al campo, di sotto i pilastri, il tifo delle ragazze, se segni o ti sbucci, e la sera hai un’aria da eroe, il gelato, le birre, le sbronze e il futuro degli occhi di Giugno.

… e sei fermo.
Di fronte a quel muro e a quel condizionatore.
Ustiona il tuo viso, sei fermo e lo fissi, schiaffeggia i vestiti pesanti, sporchi e stanchezza.
Chiudi le palpebre, che grande fatica, riapri, richiudi, riapri, fatica.
Quel torrente di vapore ti strappa, percuote, barcolli, le braccia cadenti, le gambe di pasta.
Guardi di lato, più giù, discesa di pareti, slavate di luce, di fumo, vapore, e alberi secchi, terrazze, poi piazze, poi viali e cabine di autobus di questa città.
Poi respiri, boccata bollente, e curvi, vai su… eccolo là, il tuo cielo di Giugno.

E lo sai.
Lo sai col sorriso di Giugno.
Dai le spalle a quell’aria incazzata che chissà quale ufficio ti sputa, ti ingolfa il colletto, la schiena e i tuoi passi.
Lo sai che Luglio poi arriva.
Ma per te sarà Giugno.