venerdì 27 gennaio 2012

Geometria che noia

E la maestra parla parla, ma io ho già capito tutto, sono bravo, so già tutto.
Che noia questi qui che non capiscono un cazzocappero e poi devo stare qui che mi viene sonno.
Pensa se quando insegno io, se magari poi insegno, sono bravo in geometria matematica e anche scrivere, se guardi dietro di me c'è uno che poi dorme.
Berlusconi che dorme!
Che ridere mi fa quel blog là con tutti i berlusconi che dormono ahahahah berlusconi che dorme fa ridere un botto.
Pensa se sono lì che gioco a pallone in diretta mondiale e poi vanno a vedere tra la folla e c'è berlusconi che dorme ahahahah.
Pensa se sono lì che salvo uno che è scivolato dentro un buco nella strada in diretta nazionale e poi fanno vedere i politici che sono arrivati lì anche loro e c'è berlusconi che dorme.
AHAHAHAH.
Pensa che sono lì che suono il pianoforte alla scala tutti vestiti bene di lusso ma se guardi bene dietro di me c'è berlusconi che dorme ahahahah basta mi viene da ridere a palla poi la maestra mi sgama e la nota non la voglio ne ho già presa una e basta.
Ma pensa se sei lì che giri per l'ospedale come il dottor house coi tuoi dottori che ti seguono e c'è berlusconi che... no, quello non è berlusconi, è una donna.

Ferita.
Ci ha il sangue nelle bende mammamia.
Una caterva di bende.
Basta immaginare.

Tra poco geometria è finita dai.

mercoledì 25 gennaio 2012

Piano dell'opera (dai, sono AAANNI che volevo scriverlo)

Allora: ho cambiato il titolo al blog perché avevo voglia di scrivere altro.
Roba più immediata, semplice per me da scrivere: mi viene in mente, tac, la scrivo, qui, direttamente sul blog (sì, in genere prima la scrivevo su un documento, la mettevo a posto e di vì e di và).
Le voci narranti, i protagonisti delle "storie", dei "post", dei pezzi, queste robe qui che scrvi sul blog, insomma, i "personaggi" sono IMMAGINARI.
Non sono io, anche se, dai, ovvio, ci sono tanti pezzi di me, e a volta sono proprio me, fatti e sputati, mica lo nego.
Ma neanche lo affermo, eh, mi gira così, anvedi.
Quindi nei tag ci metto chi è che "pensa" quello che scrivo, quello che vive quello che descrivo.

Per il momento ci sono solo Inquilino0 e Inquilina2, nomi provvisori, o magari definitivi, boh, e poi ce ne verranno altri di figuri, e mi inventerò un modo per "chiamarli", vediamo.
C'è qualcosa che lega tutti i personaggi in un'unica trama, ma insomma, è un blog, lo leggono in due, quando il capo non gli ha fatto troppe menate, il cane non gli ha mangiato il tavolino quello tantobbello d'a nonna co sopra le 'ncisioni de' purcini e de' purciari, il vicino non gli ha parcheggiato il suv sulla carrozzina con dentro il bambino di diecianni che vo' signò je piasce sta comodo, insomma, quando riescono, hanno tempo e voglia... figurati quindi a stare lì a seguire la trama

ERGO

la trama c'è, ma anche se non si vede, va bene lo stesso.

Ho detto tutto no?
Basta adesso dai.
Quanto abbiamo fatto?
Quante righe?
Abbiamo sforato...

martedì 24 gennaio 2012

Secret loser.

Tanto sei una perdente, da sempre, sei abituata, no?
È il tuo mondo.
Il tuo ambiente, non importa se è aspro, smunto, cattivo, nessuno ci vuole abitare, è comuqnue tuo, lo conosci come le tue tasche.
Ci stai bene, alla fine, ti culli nel dolore, vai avanti.

E poi finirà il male, cazzo che male, è finito l'antidolorifico, e ti alzerai da questo cazzo di lettino.
Prenderai quel diocristo di estintore, lo sbatterai sulla mascella di quella troia d'infermiera, poi sulla tempia del maiale bavoso di un infermiere, e poi via che si sfonda il cranio allo stronzo, il dottore, sangue, cervello sui piedi nudi, i pavimenti, scivolerai, ma alla fine via, via che ce la farai, fuori, sarai libera.

Dicevo, finirà questo dolore, anche senza medicine, finirà.
E uscirò da questo ospedale.

Ok, per il momento no, ok, resto, tanto sono abituata.
È il mio mondo, casa mia, la terra dei perdenti.
Non basta a stendermi.
Resto.
Aspetto.

Ma finirà.
Libera.
Libera.

venerdì 20 gennaio 2012

Sai com'è

Esci che non hai voglia di uscire, fa freddo, è una settimana che dormi poco, la gatta sta male, ti caga diarrea sul letto, divano, tavolo, sedie, sei solo, ti senti solo, lo sei, una giornata di lavoro piena di stronzi, ma esci lo stesso, vai a suonare, esci, forse la musica, ah, la musica, ti massaggerà un po' il cervello, fa male, è stanco, esci lo stesso, vai quindi.
Cammini, attraversi il cortile.

Poi tutto che esplode.

Appena sei uscito la caldaia si gonfia e va in pezzi.
Un boato alle spalle, il calore, cattivo, lo spostamento dell'aria, la tua faccia per terra, il cemento ti morde le labbra.
Intontito ti alzi, ti giri, poi guardi.
Un buco nero, cenere, detriti, non c'è più casa né niente.
La gatta dilaniata che muore.

Poi torni in te, nel freddo, i piedi per terra, era solo fantasia, di morte, ma ok.
Tutto è sempre al suo posto.

Sai com'è, sono solo stanco, ho freddo, non ho voglia di uscire, sono solo, tutto qui.

Prima però c'era qualcuno lì con me, hai sentito?
No? Va bene, ora vado, continuo, prendo la metro, che è tardi.
Sì, sì, ecco, la prendo.

giovedì 19 gennaio 2012

Varda chi si rivede...

Ero lì che ciapavo il caffè, quello della macchinetta, e tel chi ul Colzani.
L'era il vecchio portiné del 7, picul, andava su e giù per le scale, gh'era minga l'ascensore, già vecchio dieci anni fa, ci ha quella voce arrotolata come una polpetta di quelle che faceva mia nonna tutta densa e impanata grattava il palato un sapore forte e gustoso di vecchia via di Milano magari vicino al Carrobbio, via Piatti, ecco.
Ora è qui che gli insegnano a usare la fotocopiatrice.
Ul Colzani.
Che robe.